23 maggio 1992.
Sono trascorsi 33 anni dalla scomparsa di uno degli uomini più coraggiosi e illustri del nostro panorama italiano: Giovanni Falcone.
In quella tragica giornata d’estate, Giovanni Falcone stava percorrendo l’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo quando, all’improvviso, un carico di tritolo pone definitivamente fine alla sua vita. In quella che passerà alla storia come Strage di Capaci, persero la vita non solo Giovanni Falcone ma anche sua moglie, Francesca Morvillo e i 3 valorosi uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Un tunnel sotto l’autostrada A29 con 500 chili di tritolo nascosti provocò una deflagrazione che distrusse l’asfalto a pochi metri dallo svincolo per Capaci. Un’esplosione senza precedenti che ancora oggi rimane nello sguardo e nei ricordi di coloro che la vissero. Per ostruire l’accesso al tunnel in cui fu nascosto il tritolo, furono utilizzati nello specifico una rete da letto ed un materasso.
Gli unici sopravvissuti della strage furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
In questo panorama devastante tanti furono anche i feriti, ben 23. Fra di loro, quelli che si trovavano in prossimità delle auto blindate di Falcone e della sua scorta.
Ad azionare il telecomando che innescò l’esplosione fu Giovanni Brusca, lo stesso che fu anche responsabile dell’uccisione del piccolo Giuseppe di Matteo, il figlio di un pentito.
La decisione di uccidere il giudice Giovanni Falcone fu il risultato di una serie di riunioni della Cupola. Si trattava di un organismo che concentrava al suo interno i capi delle principali famiglie mafiose.
Durante i funerali, che si svolsero presso il Duomo di Palermo il 25 maggio 1992, particolarmente toccanti e degne di riflessione allora come oggi, furono le parole di Maria Rosaria Costa, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, la quale lesse una preghiera rivolta in particolare agli assassini del marito.
Oggi, nel punto dove ebbe luogo la strage di Capaci, esattamente ai bordi dell’autostrada, è stata eretto un monumento che ha l’obiettivo di conservare la memoria delle vittime della strage, il loro impegno, il loro valore ma soprattutto il loro coraggio. Un coraggio non scontato ma mosso da un grande e profondo desiderio collettivo. quello della libertà.
Dove fu premuto il pulsante del telecomando, invece, è presente una casina bianca in cui, negli anni che hanno seguito la strage, è stata affissa una scritta che riporta: “No alla mafia”.
Restano impresse nel cuore alcune delle dichiarazioni rilasciate da Falcone:
“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.