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Riccardo Cucchi racconta la magia della radio sportiva

Lunedì 28 aprile 2025, nell’aula Oriana della sede di Via Salaria 113, si è tenuto un incontro speciale dedicato al racconto radiofonico dello sport.
L’evento, organizzato nell’ambito del corso di Contenuti e mercati della radiofonia dei professori Gentile e Ruggiero, ha visto come protagonisti Riccardo Cucchi, storica voce di Radio Rai, e Giorgio Simonelli, docente emerito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Al centro del dialogo, l’arte della radio sportiva e l’evoluzione di uno dei riti più amati dagli italiani: l’ascolto di Tutto il calcio minuto per minuto.

Riccardo Cucchi ha incarnato per oltre tre decenni la voce del calcio alla radio.
Prima voce di *Tutto il calcio minuto per minuto* dal 1994 al 2017, ha raccontato in diretta 19 scudetti, 8 edizioni dei Giochi Olimpici e 6 Mondiali di calcio, compreso quello storico del 2006, culminato con il trionfo azzurro a Berlino. Nel panorama dei grandi della radiocronaca, Cucchi si colloca accanto a nomi leggendari come Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali e Nicolò Carosio. Questi maestri hanno definito uno stile e una tradizione narrativa rimasta nell’immaginario collettivo italiano.

Come sottolineato da Giorgio Simonelli durante l’incontro, un tempo la domenica pomeriggio era consacrata al calcio: un rito collettivo che Pasolini definiva “l’ultimo rito sacro della domenica”.
La radio, con la sua capacità di evocare immagini e creare emozioni attraverso la parola, era il centro di questo rito.

Cucchi ha ripercorso le origini della radiocronaca sportiva. Ha spiegato come la prima vera cronaca radiofonica di successo sia attribuibile a Nicolò Carosio nel 1933, durante un’Italia-Ungheria. Prima di lui, tentativi come quello di Cesare Sabelli Fioretti si erano rivelati fallimentari, anche a causa della mancanza di un linguaggio codificato.

Fu proprio Carosio a introdurre una vera e propria “geografia del campo”, inventando un gergo tecnico che consentisse agli ascoltatori di orientarsi anche senza immagini.
“L’obiettivo della radiocronaca,” ha spiegato Cucchi, “è trasferire nella mente di chi ascolta l’immagine che il telecronista vede dal vivo. La radio, quindi, produce immagini invisibili.”

Uno dei concetti più affascinanti emersi dall’incontro è quello dell’”integrazione fantastica”. È il fenomeno per cui l’ascoltatore non si limita a sentire una partita, ma la vive, la immagina, la costruisce nella propria mente, grazie alla potenza evocativa delle parole. “La radio è la casa della parola“, ha ricordato Cucchi. “Non deve impoverirsi imitando la televisione.” La parola alla radio non è solo un mezzo, ma il cuore stesso della narrazione.

La professoressa Federica Gentile ha chiesto quanto conti l’improvvisazione nella radiocronaca. Cucchi ha sottolineato che, sebbene l’improvvisazione sia inevitabile in diretta, essa deve poggiare su una solida base di conoscenza e preparazione. “Questo è un mestiere artigianale”, ha spiegato. “Studiare è fondamentale, ma per impararlo davvero bisogna entrare in Redazione, osservare, assorbire, fare esperienza. Oggi come ieri, la Redazione è la bottega dove si apprendono i segreti del mestiere”,

In seguito, Giorgio Simonelli ha proposto una riflessione importante sulle competenze nel mondo attuale dell’informazione sportiva: “Oggi si confonde spesso il sapere tutto – come lo storico di un calciatore – con la vera competenza. Ma la competenza è un’altra cosa: è la capacità di trovare le parole giuste per raccontare un evento”.

In un’epoca in cui ogni dato è facilmente reperibile online, il valore aggiunto del radiocronista non sta nell’accumulare informazioni, ma nel saperle trasformare in storie, emozioni, immagini.

In un mondo sempre più visivo e immediato, l’incontro con Riccardo Cucchi e Giorgio Simonelli ha ricordato a tutti che la radio ha ancora molto da dire, a patto, però, che rimanga fedele alla sua essenza: quella di far vivere immagini invisibili attraverso la potenza della parola.

 

 

A cura di Federica Giulia Paratore

 

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