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“Paura del buio”: un cortometraggio per superare il timore dell’anestesia

Nella stessa giornata in cui uno dei personaggi hollywoodiani più amati come Queen Tarantino percorre il Red Carpet al Festival Internazionale del Cinema di Roma, nella Sala Teatro dell’Auditorium Parco della Musica viene presentato Paura del Buio del regista Mattia Lunardi.

Paura del Buio è un cortometraggio che abbraccia il progetto educazionale Oltre il buio – di cui fa anche parte Ad occhi aperti – di MSD Italia, con il quale si vuole ampliare la conoscenza sulle tecniche farmacologiche come l’anestesia e le terapie contro il dolore. Un’iniziativa ritenuta molto importante, tanto che ha visto il supporto anche di SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva).

Già nelle prime scene del corto ci troviamo catapultati dietro le quinte di una madre anestesista, interpretata dall’attrice Eleonora Giovanardi.  Ancora reduce dal lungo turno notturno, tornando a casa si ritrova a dover affrontare la paura del buio della figlia e dei mostri della notte, a causa dei quali non riesce a dormire.

La paura del buio non è un tema casuale. Infatti, con questa metafora si vuole rappresentare il timore dei pazienti prima dell’anestesia. Secondo alcuni studi «il 65% delle persone teme di non svegliarsi dopo un intervento e ben il 95.5% dei pazienti sostiene che il confronto con l’anestesista potrebbe alleviare la paura relativa a quel momento» sostiene nel suo intervento Nicoletta Luppi, presidente delegato di MSD Italia.

Il rapporto medico-paziente viene traslato in quello familiare madre-figlia: come la madre accompagna la figlia ad affrontare la sua paura del buio attraverso la scoperta del giardino, allo stesso modo l’anestesista guida il paziente prima e dopo l’intervento tramite la comprensione di quello che succederà.

È importante sottolineare però che questa paura deriva da credenze infondate dato che «la scienza anestesiologica comprende una serie di accortezze che la rendono una delle scienze più sicure».

Per questo motivo, è necessario trasmettere conoscenza in questo ambito. Infatti, soltanto attraverso l’informazione e la consapevolezza delle pratiche a cui siamo sottoposti, possiamo lasciare l’orsetto Teddy – simbolo di sicurezza e coraggio – per affidarci alla scienza, afferrando la mano della mamma.

«La scienza è il nostro faro» afferma la senatrice Maria Domenica Castellone, membro della Commissione Igiene e Sanità. Quello che abbiamo vissuto durante la pandemia, ossia quel buio che ci ha avvolto, può essere sconfitto soltanto con la fiducia verso la medicina. «Le istituzioni devono far tesoro di questo e dovrebbero valorizzare chi è stato in prima linea dando certezze con una stabilità lavorativa».

Grazie alla scienza e alla medicina, «dalla paura del buio siamo passati alle luci di una sala cinematografica. E questo è stato sicuramente possibile perchè abbiamo nuotato insieme».

Il cinema può essere sicuramente un giusto mezzo per creare una «cultura condivisa della salute», ma da solo non basta. È necessario che il nostro Governo sfrutti al meglio il PNRR, puntando sull’innovazione e lo sviluppo, soprattutto in un settore come quello della Sanità che per tanti anni ha subito tagli.

Siaarti può aiutare in questo, poichè «rappresenta la Società scientifica di riferimento della disciplina, produce formazione e competenze, ricerca e innovazione, tutto certificato da elevata qualità» afferma Flavia Petrini, ex presidente della società.

«La salute è importante per la libertà collettiva e individuale» tramite la quale si può garantire una stabilità sociale. «La Siaarti dal 1932 lavora in maniera ben strutturata per formare figure compententi». È importante però che «l’approccio trasversale a cui stiamo puntando sia supportato dalla collaborazione delle Istituzioni» sottolinea Antonello Giarrattano, presidente di SIAARTI.

«La scienza ha un ruolo fondamentale nella società» sottolinea il deputato Alessandro Fusacchia, membro della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione. «Bisogna riuscire a coinciliare la fiducia per la scienza con la capacità di governare». Per far ciò, è necessario puntare allo sviluppo investendo sulla ricerca.

«La ricerca è la certezza», ma bisogna comunque accettare i limiti che la Scienza può avere. Il filo conduttore che può riuscire a conciliare tutte le scienze è la cultura.

«La cultura ci permette di trasformare la consapevolezza delle persone e questo film ha contribuito in questo, anzi è andato oltre» poichè la sua realizzazione è un contributo sociale che «non aveva prescritto il medico» conclude in maniera scherzosa Fusacchia.

Dobbiamo esserci nella quotidianità. «Come Italia dobbiamo continuare a costruire un servizio di salute nazionale» forte, che possa essere pronto a qualsiasi evenienza. «Noi come MSD ci siamo» conclude la presidente Luppi.

Alla fine della conferenza e della proiezione abbiamo avuto l’occasione di intervistare il regista Mattia Lunardi, al quale abbiamo chiesto di darci un’immagine più approfondita del film

      Intervista a Mattia Lunardi

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