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Marco Risi: un “regista-regista”

Marco Risi regista

Marco Risi

Il 9 aprile, presso il Dipartimento CORIS della Sapienza, il regista Marco Risi ha incontrato gli studenti del corso Cultural e Lifestyle Journalism, tenuto dal professore Marco LombardiRisi è stato tra gli ospiti del ciclo “Il controcampo della critica”. Il regista ha aperto l’incontro in un modo un po’ insolito e simpatico, osservando i dettagli fisici dell’aula per portare a una riflessione sull’importanza della scenografia nel cinema. Infatti, per Risi, la scenografia non è mai solo uno sfondo, ma fa l’atmosfera di tutto il film.

L’amicizia con Andrea Purgatori

Tra i tanti aneddoti, nel corso della lezione, il regista ha ricordato Andrea Purgatori, il “giornalista-giornalista“, sceneggiatore e amico di Risi, la cui inchiesta sulla strage di Ustica ha ispirato il film Il Muro di Gomma (1991). Agli studenti, futuri giornalisti, Risi ha ricordato che oggi, in mezzo a tante notizie, bisogna distinguere il vero dal falso; infatti, Purgatori voleva fare il giornalista-giornalista per la verità. Il regista, ha poi osservato, con amarezza, che oggi non ci sono molti film che parlano in questo senso del giornalismo o di giornalisti-giornalisti. (Anche se, tra le uscite recenti, non possiamo non menzionare Il Nibbio, che racconta il sacrificio di Nicola Calipari per salvare la giornalista Giuliana Sgrena)

Fortapàsc: la storia di Giancarlo Siani

Successivamente, il regista ha parlato del film Fortapàsc (2009), in cui viene raccontata la storia di Giancarlo Siani, (interpretato da Libero De Rienzo), giovane giornalista assassinato dalla camorra. Risi ha raccontato come, per ricostruire la figura di Siani, avesse raccolto testimonianze dirette che lo descrivevano come uno che “consumava le suole delle scarpe”, andando in giro a cerare informazioni dalla gente. Questo sarebbe il vero modo di informarsi, secondo Risi, anche se ritiene che è difficile arrivare alla vera verità in questa “Italietta dei misteri”.

“Giornalisti-giornalisti”

Risi spiega agli studenti che, i due giornalisti raccontati nel Muro di gomma e Fortapàsc, sono giornalisti che non fanno parte dell’immaginario collettivo, ma sono persone molto umane e fragili, (giornalisti-giornalisti un po’ fuori dal comune, potremmo dire) e sicuramente più veri, viste le recenti sorti del giornalismo in Italia. Qui, la riflessione sorge spontanea: esiste, ancora oggi, il “giornalista-giornalista”, che cerca la verità nei fatti e nelle persone, e non solo “la notizia”?

Critica oltre la critica: il controcampo

Successivamente, Risi parla del rapporto tra il cinema e la critica, ricordando suo padre Dino Risi, anch’esso regista. Risi spiega che oggi, grazie ai social, sono molte le persone che si sentono in diritto e in dovere di dire qualsiasi cosa, anche su un film, e improvvisamente, diventano tutti critici. Continua, raccontando che, il padre definiva i critici come «coloro che vorrebbero fare un film come dicono loro ma non ne sono capaci» (Bisognerebbe ammettere che, questa riflessione non è del tutto lontana da alcune dinamiche attuali e verrebbe spontaneo utilizzare un simpatico esempio: il critico gastronomico del cartone Pixar, Ratatouille)

Eppure, ha ammesso il regista, che un critico una volta gli fece notare un errore tecnico, il quale si rivelò fondato e utile. Dunque, c’è ancora speranza per la critica cinematografica, la cui etimologia ha preso strade che l’hanno resa con un’accezione negativa, ma non le rende giustizia. Sarebbe opportuno ridare valore alla critica, perché, ricordiamoci che la critica è anche crescita.

Dietro al grande regista Marco Risi, si è rivelata una persona interessante, scherzosa e piena di racconti. Forse è il caso di dirlo, vista anche la sua filmografia: Risi è un “regista-regista“, capace di raccontare la realtà – anche la più scomoda – con un occhio sensibile e poetico.

Qui sotto potete ascoltare l’intervista completa!

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Articolo e intervista a cura di Alessandra Marino

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