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Leonardo Ferrara: “l’essere” e il “dover essere” del diritto amministrativo

Intervento di Luca Ferrara, 9 maggio 2025

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi“. Sembra una dichiarazione semplice, persino ovvia. È l’articolo 24 della Costituzione a sancirlo, ma cosa accade quando questo principio si scontra con la complessità della giustizia amministrativa?

È stato questo il focus della lezione di venerdì 9 maggio presso l’Aula 301 della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza, con l’intervento del professor Leonardo Ferrara (Università degli studi di Firenze) dal titolo “La tutela giurisdizionale del soggetto privato e la giustizia amministrativa” e l’introduzione del prof. Andrea Carboni.

La distanza tra norma e prassi

Ferrara ha offerto un contributo denso di spunti critici, partendo dall’idea di portare davanti agli studenti “un confronto tra essere e dover essere rispetto al processo amministrativo“. I temi toccati, a partire dalla disposizione dell’articolo 24 (di cui sopra), sono diversi: dalla promessa della “tutela effettiva” alla natura oggettiva del processo. Per dirla con le sue parole, quella di oggi è stata  “una carrellata di guasti del sistema normativo nella tutela dei soggetti privati” nella convinzione che serva un “tagliando” al sistema della giustizia amministrativa.

Il “gioco dell’oca” del processo amministrativo

Uno dei concetti chiave emersi dall’intervento di Ferrara è l’effettività della tutela; il processo non può rappresentare solo una via formale per protestare contro un atto amministrativo, ma deve poter garantire una vera soluzione. Il tutto si spiega con la mancanza di strumenti adeguati e quella tendenza a concentrarsi più sulla correttezza dell’atto amministrativo che non alla difesa del cittadino che lo contesta. Ferrara ha insistito: “la giurisdizione nasce per risolvere controversie tra soggetti, da ciò deriva che l’azione giudiziale debba essere ancorata a una posizione giuridica soggettiva, a un “bene” da tutelare. Da qui, il richiamo alla “teoria mista dell’azione”, nella convinzione che “il diritto ad agire in giudizio non sia solo uno strumento, ma un diritto a sé stante”.

Un altro paradosso emerso è l’inefficacia delle sentenze: anche quando il cittadino vince, non è raro che si ritorni dal giudice e si ritrovi a dover ricominciare da capo. Il risultato è quello che Ferrara ha definito un “gioco dell’oca” processuale, che finisce per svuotare l’idea stessa di giustizia.

In chiusura il professor Ferrara ha lanciato una sfida chiara: “Bisogna riportare al centro il cittadino, non solo l’atto. Serve una giustizia amministrativa che tuteli davvero i diritti dei soggetti privati” perché, in fondo, “un diritto non tutelato, altro non è che un diritto negato“.

 

Articolo di Alessandro Romagnoli

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