“Let’s mennä metsään” – letteralmente “Andiamo nella foresta“. Ma in finlandese, questa espressione significa anche “perdersi, sbagliare strada“. È con questa frase proposta da Tuomas Pulsa nel suo intervento di questa mattina, 23 maggio, che è possibile riassumere due dei panel che hanno arricchito la seconda giornata dell’EJTA Teacher’s Training 2025 presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale in Via Salaria 113. Infatti, tra le sfide del giornalismo digitale e ambientale, oggi più che mai rientra la capacità di orientarsi all’interno di una narrazione fatta di dati, immagini e responsabilità. Il tentativo? Restituire un’immagine realistica e accessibile della crisi climatica e ambientale.
Il potere visivo nel giornalismo ambientale
Il primo panel, intitolato “How to visualize environmental journalism“, si è composto degli interventi di Andreas Vaglis (docente presso l’Aristotle University – Grecia) e Danielle Arets (Fontys Journalistiek, Tilburg – Paesi Bassi), moderati dal Prof. Bruno (Sapienza). Il prof. Vaglis ha aperto la

sua presentazione centrata sulla “visualizzazione” dei dati nel giornalismo ambientale, affermando: «Per fare una buona visualizzazione non è necessario che sia complessa. La “bellezza” è sicuramente attrattiva, ma oltre ad attrarre i lettori bisogna portare qualcosa che sia loro utile e fruibile». Intervistato ai nostri microfoni, il professore ha poi ribadito l’importanza di quattro caratteristiche della data visualization tramite mappe: deve essere funzionale e attrattiva, includere dati contestuali e devono essere in grado di confermare o smentire convinzioni pregresse.
L’intervento di Danielle Arets ha, invece, portato il lavoro di ricerca svolto dal gruppo del Fontys Journalistiek di Tilburg: la loro analisi si è concentrata sugli effetti delle immagini nel giornalismo ambientale, con particolare attenzione al modo in cui le fotografie influenzano la percezione del pubblico. Le immagini utilizzate più frequentemente risultano spesso cupe o scoraggianti, compromettendo l’engagement soprattutto tra i giovani.
Giornalismo o attivismo? Il labile confine dell’oggettività

Nel secondo panel intitolato “The challenge of objectivity”, il prof. Bruno M. Mazzara ( docente di Psicologia Sociale in Sapienza) e Tuomas Pulsa (giornalista e insegnante presso l’Università Haaga-Helia di Helsinki), con la moderazione della Presidentessa dell’EJTA Anne Leppäjärvi, si è portato alla luce il nesso tra consumi e crisi climatica, cercando di capire come il giornalismo ambientale possa differenziarsi dall’attivismo ambientale. Il prof. Mazzara ha ribadito l’importanza di comprendere “la cultura del consumatore” (e quindi del Lifestyle Journalism) per comprendere in che modo raggiungere una consapevolezza collettiva del rischio climatico. Il prof. Pulsa, invece, si è concentrato sul caso finlandese e sull’uso simbolico della foresta nel dibattito nazionale, sottolineando come il giornalismo debba fare i conti con la complessità delle opinioni senza però perdere il contatto con i fatti.
Al termine della mattinata abbiamo avuto ai nostri microfoni la presidentessa dell’EJTA Anne Leppäjärvi. Riprendendo le sue parole «Si parla di libertà di stampa, giustizia, sostenibilità, cultura del consumo e nuovi modi per raggiungere il pubblico. Tutte cose davvero serie. È davvero importante riuscire a parlarne, e credo ci siano già delle risposte».
In un mondo che cambia, formare chi lo racconta è già un modo per stare al passo. L’EJTA (un progetto che unisce esperti di oltre 80 poli universitari europei) non cerca solo risposte: le sta costruendo.
Articolo di Alessandro Romagnoli