Immaginate, ora, di passeggiare per Villa Borghese e di immergervi in uno spazio dove, nel Seicento, venivano serviti vini pregiati e sorbetti ma che, sino ad oggi, è rimasto uno dei siti artistici meno noti e visibili della Roma che fu. Ecco, il progetto d’arte Lavinia ( a cura di Salvatore Lacagnina) nasce per dialogare con il restauro della Loggia dei Vini (voluta da Scipione Borghese ad inizio Seicento): aprire uno storytelling entrando silenziosamente in contatto con chi passeggia nel parco. Da lunedì 26 maggio fino al 6 luglio 2025 riapre l’ingresso gratuito al pubblico, dal giovedì alla domenica (apertura straordinaria il 27 e 28 maggio).
Il “nuovo gusto” di Lavinia: l’inaugurazione del 26 maggio
Dopo gli interventi di metà ottobre, con il restauro della volta interna, dell’affresco centrale e dei pilastri del padiglione, al via la seconda inaugurazione: protagoniste le opere di Johanna Grawunder (designer americana) e Daniel Knorr. Molta arte, molta storia ma anche un focus sula gastronomia: i sorbetti, considerati veri e propri antenati del gelato, vengono riportati in auge con la collaborazione della Gelateria Pellegrino. Per ognuna delle stagioni artistiche, e in concomitanza delle varie inaugurazioni, verrà presentato e servito in omaggio un nuovo gusto che darà il nome all’evento stesso. Se per la prima (in ottobre) è stato “arancia ed erba cedrina”, con la seconda si è pensato a “fragola e basilico” per celebrare la primavera. In questa seconda fase, in. particolare, sono stati ripristinati i muri, l’intonaco e la copertura del padiglione, con la collaborazione di R.O.M.A. Consorzio, della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e della società Ghella.
L’arte che reinterpreta: la Loggia dei Vini come laboratorio contemporaneo

Abbiamo già accennato all’opera di Grawunder e Knorr nell’installazione di opere site-strategica che, a modo loro, reinterpretano lo spazio della loggia, avviando uno storytelling inaspettato. Nella giornata del 26 maggio, lo spazio è stato anche riservato all’installazione di Grawunder, che prende il nome di “Wiley a Roma”, e quella di Knorr sulla loggia. La designer americana, lavorando sulle mura perimetrali del sito, ha ideato una installazione che, con una serie di lampade da muro dai colori fluo, vuole esaltare la stratificazione secolare del muro – il tentativo dichiarato è quello di rievocare con giochi di luce quella “corsa senza fine” di Willy il Coyote per acciuffare Beep Beep. L’installazione di Knorr, invece, recupera i rifiuti della Capitale come testimoni della vita e del consumo romani, compressi con forza tra le pagine di un libro d’artista.

Il progetto Lavinia (in omaggio della pittrice Lavinia Fontana) cerca – nelle forme più varie –
di costruire un dialogo tra arte, architettura e cittadini come ravvisabile anche nelle opere di Gianni Politi, Monika Sosnowska,Piero Golia ed Enzo Cucchi presentate all’inaugurazione di ottobre.
Si tratta di un progetto triennale che sembra essere solo all’inizio. Eppure, sta già raccontando molto.
Articolo di Alessandro Romagnoli