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La storia del Comunismo Italiano: lotta, identità e antifascismo

Giovedì 24 aprile, nella città universitaria dell’Università La Sapienza di Roma, si è svolto il primo di una serie di seminari titolati “Itinerari politici e conflitti internazionali nell’Italia del ‘900”. L’obiettivo di questi incontri è quello di affrontare temi importanti della storia contemporanea, in particolare, questo primo seminario, ha trattato il comunismo italiano. La lezione si è svolta nell’ambito del corso di Storia politica, sociale e culturale dell’età contemporanea, Cds in Comunicazione, tecnologie e culture digitali, canale M-Z. L’incontro è stato curato da Federico Goddi e Andrea Guiso, docenti Sapienza, e ha ospitato l’intervento di Giovanni Cerchia, professore ordinario dell’Università degli Studi del Molise.
Durante il seminario, grazie all’analisi del professore, è stato possibile ripercorre la storia del Comunismo Italiano, analizzando prima il contesto nazionale della società italiana e successivamente anche quello politico. Il PCI nasce il 21 gennaio 1921, con una scissione dal Partito Socialista e dall’Internazionale Comunista. Questa rottura fu dovuta dalle regole imposte dalla Terza Internazionale, ritenute troppo dure dal PSI. Dopo questa decisione, Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci fondano il Partito Comunista Italiano. Sin da subito i Comunisti si schierano come partito “antifascista”, tuttavia i tentativi insieme alle altre forze politiche non furono sufficienti a contrastare l’ascesa del Fascismo, che nel Novembre del 1926 assume i caratteri di una vera e propria dittatura, imponendo lo scioglimento di tutti partiti dell’opposizione e l’arresto degli avversari politici. Gli arresti furono convalidati dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. Un personaggio di spicco che fu vittima di questi arresti, fu proprio il fondatore del PCI Antonio Gramsci, che in questa occasione scrisse i celebri “Quaderni dal carcere”, che furono un’eredità importante per la storia italiana.
La lezione è proseguita con l’analisi della caduta del fascismo. Con l’inizio della liberazione delle città italiane occupate da parte degli alleati, come Palermo il 22 luglio 1943, Il Gran Consiglio del Fascismo viene convocato e il Re Vittorio Emanuele III arresta Mussolini. Il governo successivo venne affidato al generale Badoglio che il 3 settembre 1943 firma l’armistizio e la resa con gli anglo-americani, iniziando così il processo per liberare l’Italia e porre fine alla guerra. Si formò successivamente il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), a cui presero parte tutti i partiti di opposizione in Italia, compreso il PCI. I governi post-fascismo si formarono per la maggior parte dai partiti presenti nel CLN, susseguendosi i primi ministri Bonomi, Parri e De Gasperi. Dopo Il 2 giugno 1946, con il referendum costituzionale, i successivi governi vengono segnati dal dominio della Democrazia Cristiana. Il PCI tornò con prepotenza nella scena politica nelle elezioni degli anni 70, andando vicini ad entrare in governo in alleanza con DC e PSI, siglando il “compromesso storico”, patto che con il sequestro Moro non andò in porto.
Il primo seminario del ciclo “Itinerari politici e conflitti internazionali nell’Italia del ‘900”, ha offerto un’analisi approfondita del comunismo italiano, raccontando le sue origini e la sua evoluzione nel contesto storico e politico del Novecento. Il professor Giovanni Cerchia ha messo in luce il ruolo del PCI nella lotto antifascista, lasciando un prezioso contributo agli studenti.

Di seguito, l’intervista al professor Giovanni Cerchia

      Intervista-a-Giovanni-Cerchia

A cura di Eleonora Cavarra e Umberto Lanzara

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