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Il Diritto Penitenziario nella nostra Costituzione. Un seminario necessario.

Locandina evento

Locandina evento seminario

Giovedì 8 maggio, presso l’aula 500 della facoltà di Giurisprudenza, si è tenuto il seminario intitolato “Il Diritto Penitenziario nella Costituzione“, coordinato dalla professoressa di Diritto Ecclesiastico Beatrice Serra. L’evento rientra all’interno del progetto di ricerca – finanziato dalla stessa Sapienza –  Women’s detention and the religious factor: the italian experience, una iniziativa avviata da marzo che ha visto più volte durante il corso della professoressa Serra, la partecipazione di numerosi ospiti, ognuno dei quali ha esplorato una specifica dimensione sull’esperienza vissuta all’interno dei carceri italiani, concentrandosi poi particolarmente sia sulle detenute femminili, sia sul ruolo e sulle libertà religiose.

In questo evento abbiamo avuto il piacere di ascoltare gli interventi del professore Francesco Bilancia, insegnante di Diritto Costituzionale e Pubblico nella nostra Università, e della dottoranda di ricerca in Diritto Pubblico Lidia Brumetti. Entrambi hanno avviato, appunto, una lezione sul Dritto dei carcerati stabilito all’interno della nostra Costituzione.

Ospiti

Sviscerando dunque l’Articolo 27 – quello riguardante il Diritto Penitenziario – sia il professore Bilancia che la dottoranda Brumetti hanno posto l’accento sulla sua natura ambigua soprattutto per quanto riguarda la sua finalità rieducativa. Ci si chiede se la struttura del carcere, per come è pensata in Italia, sia effettivamente idonea a garantire questo fine; il comma 3 recita che: “Le pene […] devono tendere alla rieducazione del condannato“. Eppure il verbo tendere non indica un obbligo rigido o un mezzo specifico, e non vengono nemmeno specificati quali modelli o strumenti attuare (se la scuola, o il lavoro, o l’assistenza psicologica etc.). Insomma, l’art. 27 appare volutamente vago, facilmente prestabile a interpretazioni molto diverse, anche in conflitto tra loro.

Un altra tematica di cui si è discusso sono i rapporti intimi tra un detenuto e il suo coniuge; in particolare si è discusso della sentenza n. 10 del 2024 della Corte Costituzionale italiana, la quale ha rappresentato una svolta significativa nel riconoscimento dei diritti affettivi delle persone detenute. In sostanza, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 18 della Legge n. 354/1975 (quella sull’ordinamento penitenziario), nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa svolgere colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona con cui è stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando non sussistano ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina. La discussione poi è sfiorata anche sui rischi però di contrarre una possibile gravidanza e cosa questa comporterebbe nel caso in cui sia la detenuta a rimanere incinta; come interverrebbe la legge in questo modo?

Il seminario si è concluso con alcune domande tra gli studenti e gli ospiti; per partecipare ai prossimi rientranti nel progetto Women’s detention and the religious factor: the italian experience si possono consultare le date all’interno del sito della Sapienza.

 

Autore:

Domenico Voddo.

 

 

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