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Il cinema in Italia oggi

Si è svolta martedì 17 ottobre, presso l’ex Veteria Sciarra, la tavola rotonda dal titolo “Il cinema in Italia oggi“, rappresentata da Nicola Borrelli (Direttore generale per il cinema), Federica D’Urso (consulente Mibact), Giacomo Manzoli (Università di Bologna), Alberto Pasquale (Università Bocconi), Andrea Minuz, Emiliano Morreale e Bruno Zambardino (Sapienza Università di Roma).

A partire dal volume “Il cinema di Stato. Finanziamento pubblico ed economia simbolica nel cinema italiano contemporaneo.” si è sviluppata tra addetti ai lavori e studenti un’interessantissima discussione, sul come poter oggi riconoscere a quel mezzo potente, quale il cinema, il rispettivo valore competitivo.

La produzione cinematografica italiana è sempre più soggetta al volere di istituzioni e legislatori che la trattano come fosse un mero prodotto merceologico da posizionare sul mercato. Trascurando in parte il messaggio culturale che ogni produzione porta con sè, esplicitamente o implicitamente, si è così giunti a un periodo non semplice per il cinema, forse accelerato dall’epoca della digitalizzazione.

Ma il cinema, effettivamente, che ruolo ha all’interno del sistema economico e culturale del nostro Paese?
Innanzitutto 
le imprese cinematografiche sono quasi tutte piccole – medie imprese, con risorse iniziali limitate, se non scarse. Questo si traduce in una dipendenza, seppur malsana, dal mondo bancario. Malsana proprio perché il rischio che si corre è elevato e dipende da ragioni prevedibili, ma non certe (gli incassi dalla distribuzione, per esempio).

Una possibile soluzione al rischio sembra essere l’interdipendenza nelle varie imprese del settore che, raggiungendo economie di scala fisiche, sfruttano all’unisono le medesime risorse. Di conseguenza la competizione è incentrata sull’appoggio o meno del Ministero dei Beni e delle Attività culturale e del Turismo, che è in grado di valutare se una produzione possa essere  di interesse culturale, accompagnandola nel prima e nel dopo della sua nascita, attraverso il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo).

I finanziamenti riguardanti l’ ante vengono stabiliti dalla Commissione per la Cinematografia, che attribuisce un punteggio su soggetto e sceneggiatura, componenti tecniche e realizzabilità del progetto.
I finanziamenti del secondo tipo, post produzione, il cui contributo dipende dagli incassi ottenuti, non prevedono alcuna commissione, ma vengono stabiliti dal D.M. del 22 marzo 2012 che riconosce il grado di interesse culturale di una determinata perllicola.

Lo stesso decreto afferma che è previsto un contributo extra qualora il regista e/o gli attori siano italiano o comunque appartenenti alla C.E. Un’altra caratteristica, tipica però delle entità industriali come imprese di produzione e distribuzione cinematografico – esercenti cinematografici) è la Tax Credit e rappresenta i contributi statali riscattabili e le modalità di rimborso.

Un incontro stimolante e costruttivo, che ha permesso agli studenti di conoscere la zona franca dietro la cinepresa, fatta di burocrazia, competizione e moeneta: l’arte rimane pur sempre il filo conduttorenella realizzazione dei progetti che danno voce, bassa o alta, ad aspetti di interesse culturale e pubblico.

Alessandro Ledda

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