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Giornata Internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia: incontro con il poeta Ariel Rosé

Il 17 maggio alle ore 11, nella Biblioteca di Lingue e Letterature Straniere dell’Università La Sapienza, si è tenuto un incontro con il poeta Ariel Rosé in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

La giornata Internazionale contro omofobia, bifobia, transfobia

Il 17 maggio del 1990 è la data in cui l’OMS eliminò l’omosessualità dall’indice delle patologie psichiatriche: dal 2004 si celebra tale ricorrenza.

Lo scopo della Giornata Internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia (in acronimo IDAHO) è quello di sensibilizzare la comunità sul tema delle discriminazioni di genere ed orientamento sessuale.

 “Tutti nascono liberi e uguali in termini di dignità e diritti. In occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia (IDAHOBIT), l’Unione europea ribadisce il suo fermo impegno a rispettare, proteggere e promuovere il pieno ed equo esercizio dei diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI)”

Questo è ciò che si legge nel comunicato ufficiale emanato dall’Unione Europea in occasione del 17 maggio del 2021.

Discriminazioni di genere e orientamento sessuale: a che punto siamo?

Dai report pubblicati annualmente, anche da organizzazioni indipendenti quali ILGA-Europe, come spiega la relatrice dell’incontro Serena Buti, si evince chiaramente quanto ancora siamo lontani da tale obiettivo.

Il report di quest’anno, ad esempio, risulta appesantito dalle ricche novità geopolitiche del 2022: in primis dalla guerra in Ucraina e dalle migrazioni conseguenti, dai contesti bellici disseminati in giro per il mondo, dalle svolte discriminatorie di vari governi, alcuni europei peraltro. Il nostro, peraltro.

La violenza cui è soggetta la comunità LGBTQ+ è “sistematica e trasversale”: si registrano violenze in famiglia, a scuola, sul luogo di lavoro che si inaspriscono in particolare dopo il coming-out. Tuttavia, si deve tener conto anche dei progressi fatti in campo di diritti e consapevolezza, come ad esempio l’aumento della sensibilità e della risposta giudiziaria.

Come i docenti organizzatori, tra cui la prof.ssa Arianna Punzi, hanno tenuto a specificare, il 17 maggio non è solo una giornata “contro”, ma anche una giornata “per”. Una giornata per riflettere, confrontarsi, dialogare su tematiche quali la pluralità, la complessità, e tanto altro.

La storia di Ariel Rosè: la questione linguistica e l’idea di confine

Ariel Rosé ha gli occhi di un azzurro limpidissimo, uno sguardo deciso e un’elegante e composta disinvoltura. Si destreggia con nonchalance tra il polacco, il norvegese, l’italiano, l’inglese, il francese: si comprende molto in fretta che un tema ricorrente sarà quello dei confini. La famiglia di Ariel Rosé è originaria di Leopoli, lui è nato in Polonia, la madre gli racconta favole in russo, il padre di ritorno da un viaggio di lavoro, porta a casa un disco di Leonard Cohen e così Ariel, che all’epoca ha quattro anni, inizia a masticare l’inglese.

Spesso mi sono chiesta che forma avessero i confini. E spesso ho pensato che la lingua potesse essere uno dei muri più alti da scalare per passare un confine. Ma oggi, dopo aver ascoltato la storia di Ariel Rosé, mi sono dovuta parzialmente ricredere. Più che la lingua, è la parola a fare un confine: le parole, che sono funzionali al linguaggio, possono erigere muri o abbatterli.

Uno dei motivi per cui il poeta si è autoesiliato dalla Polonia è il fatto che non gli è stato permesso di cambiare nome all’anagrafe, perché definito troppo mascolino per lui, che è nato con un sesso biologicamente femminile. Poi perché in Polonia non avrebbe potuto fare cose quali sposarsi, avere una famiglia, in quanto appartenente alla comunità LGBTQ+: in altre parole, avrebbe vissuto entro un perimetro di libertà civili dimezzate. Il suo nomadismo nasce così: se Rosé non riconosce nettamente in un luogo fisico, in un Paese, un posto da chiamare “casa”, il nomadismo linguistico si risolve nel riconoscimento della lingua madre, lingua in cui scrive, che è il polacco.

L’autore ha letto alcune delle sue poesie, scritte in polacco. Nel momento esatto in cui impugnava il suo libro per leggere il primo verso, le sue spalle, la schiena, lo sguardo, si scioglievano. Sembrava sentirsi a casa in quelle parole, pienamente a casa in quella lingua. Dai suoi versi però, dove figurano personaggi quali Tiresia, s’intuisce come l’idea di confine sia facilmente estendibile alle persone. La diversità (che forse sarebbe meglio definire complessità, o pluralità) è uno dei dogmi fondamentali dell’essere umano, e allo stesso tempo uno dei principali motivi di divisione. In altre parole, la diversità è principio di discriminazione.

La prima lirica che Ariel Rosé ha condiviso vede come protagonista l’indovino Tiresia, emblematica figura della mitologia greca. Un passaggio mi ha particolarmente colpita:

“Guardate il mare, che poi è sempre quello”

Il mare è sempre lo stesso.

I confini sono artificiali: sia quelli tra Paesi, che quelli tra gli esseri umani.

Il mare è sempre lo stesso, gli esseri umani sono sempre gli stessi.

Abbiamo approfondito il tema dell’importanza della parola e l’idea di confine come diversità con Ariel Rosé.

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