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Una giornata con Fiorella Mannoia: grideremo ancora un altro no!

Simone de Beauvoir diceva che donne non si nasce, si diventa. Oggi io vi dico che anche uomini non si nasce, ma lo si diventa!”. – Fiorella Mannoia, in occasione dell’incontro in Sapienza, il 5 maggio 2025. Un pomeriggio intenso, emozionante, dove l’arte e la musica hanno fatto da sfondo a un tema tanto attuale e delicato: la violenza sulle donne.

Una lotta “in parità”

Fiorella Mannoia, una grande artista a capo della Fondazione “Una nessuna centomila”, una delle prime fondazioni in Italia che si dedica alla lotta contro la violenza sulle donne. Fiorella ricorda, però, che in questa lotta non bisogna stare in guerra con gli uomini ma lottare con essi, proprio per cambiare lo stato delle cose. Viviamo in una società piena di stereotipi di genere: per gli uomini è invalso il divieto di piangere e mostrare le proprie emozioni, mentre, per le donne ricercare la propria indipendenza economica o il successo personale a discapito di un figlio, più che per emancipazione viene visto come un problema o una forma di egoismo.

Varcare lo stereotipo

Lo stereotipo è una piaga, un velo di cecità: il campanello d’allarme suona sempre, ma noi, vittime dello stereotipo, lo scambiamo per un gesto d’amore. Ed è questo il problema, sottolinea Fiorella Mannoia, ricordando, nella giornata in cui Giulia Cecchettin avrebbe compiuto gli anni, che il copione di un femminicidio è sempre lo stesso: il rifiuto della libertà della donna. Di fronte a questo, insiste Fiorella, non bisogna mai girarsi dall’altra parte ma lottare e soprattutto, non bisogna delegare unicamente la responsabilità alle scuole o all’istruzione: bisogna partire dalla famiglia ed educare al rispetto. Spiega l’artista: «La mia libertà finisce laddove inizio a mancare di rispetto all’altro».

Musica, parole, censura

«L’arte, in tutte le sue forme, ha una grande importanza e responsabilità: attraverso di essa bisogna manifestare il proprio dissenso, un po’ come De André, ed è questo che dico e rimprovero ai giovani artisti di oggi». Con queste parole Fiorella Mannoia si rivolge ai giovani, incitandoli ad esprimersi e a lottare per il proprio pensiero, in un mondo che spesso, non resta ad ascoltare. La discussione è poi virata sul linguaggio “violento” della musica Trap, in particolare sul caso di Tony Effe al concerto di Capodanno nella Capitale. Per Fiorella la posizione è chiara: è peggio la censura dell’arte, anche se il messaggio è sbagliato; i trapper dovrebbero essere un po’ più consapevoli di ciò che scrivono.

Scoprirsi, insieme

Durante l’evento si è poi parlato di educazione affettiva-sessuale: Fiorella ha però ricordato la natura cattolica del nostro Paese ma sollevato una riflessione importante. «È normale avere la necessità di scoprire la propria sessualità, che non ha nulla a che fare con il mondo del porno perché quello è finto – spiega- il sesso è una scoperta che si fa insieme al proprio partner e in cui si confronta, ma sempre nel rispetto dell’altro». Bisognerebbe ammettere che il mondo del porno, più che educativo, sia puro intrattenimento, oltre che un posto che spesso pullula di stereotipi. Tuttavia, essendo un prodotto da intrattenimento, la ricezione dipende sempre dal pubblico e dal contesto culturale in cui si trova o viene educato.

Al gesto, giusta la pena

Il dibattito, giunto alla sua conclusione, si è spostato sul tema della prevenzione. Anche qui Fiorella ha ricordato che è necessario parlarne, ma è altrettanto importante garantire pene adeguate al gesto che si è compiuto. La prevenzione è un percorso collettivo, e la giustizia deve avere la forza di punire chi viola i diritti umani, senza rendere la vittima “non più tanto vittima“.

Clicca qui per l’intervista!

Articolo e intervista a cura di Alessandra Marino

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