Giovedì 8 maggio, nell’aula Falcone e Borsellino della Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma, si è svolto un seminario dal titolo “Il diritto penitenziario nella Costituzione”, facente parte del progetto di ricerca “Women’s detention and the religious factor: the Italian experience”.
L’evento è stato introdotto dalla professoressa Beatrice Serra, docente Sapienza di Diritto Canonico e Diritto Ecclesiastico, e ha visto gli interventi di Francesco Bilancia, docente Sapienza di Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico, e di Lidia Blumetti, dottoranda Sapienza.
Il professor Bilancia ha spiegato come il diritto penitenziario, basato sull’articolo 27 della Costituzione, tratta la vita delle persone ristrette in carcere. Contiene tutte le norme giuridiche scritte a riguardo ma, nonostante la scrittura su carta, nel diritto penitenziario c’è “molta giurisprudenza”. Quindi le norme vengono interpretate e applicate diversamente dai giudici a seconda dei casi. Il professore ha sottolineato che la detenzione in carcere coincide con l’espiazione della pena, quindi la vita della persona detenuta deve essere trattata normalmente, senza ulteriori sanzioni all’interno del carcere. C’è bisogno, dunque, di obblighi di protezione positiva per i detenuti.
Il problema però che ostacola tutto questo, come spiegato dalla professoressa Blumetti, è quello della legittimazione del potere. La legittimazione del potere è il principio per cui il potere esercitato dallo Stato all’interno del carcere è considerato legittimo solo se fondato sulla legge e conforme alla Costituzione. Tuttavia, a causa delle diverse interpretazioni della legge, il confine tra i comportamenti leciti e non verso i detenuti in carcere è poco marcato.
Gli interventi del professor Bilancia e della professoressa Blumetti, hanno evidenziato quanto il diritto penitenziario, pur fondandosi su principi costituzionali chiari, incontri numerose difficoltà nella sua concreta applicazione. La complessità della giurisprudenza e le ambiguità nella legittimazione del potere all’interno delle carceri creano un contesto in cui i diritti delle persone detenute rischiano spesso di essere disattesi o compromessi. Questo vale ancor di più quando si considerano le specificità legate alla detenzione femminile, ambito su cui il progetto di ricerca ha posto particolare attenzione. È quindi fondamentale continuare a riflettere e lavorare, sia in ambito accademico che istituzionale, affinché la realtà penitenziaria sia davvero coerente con i principi costituzionali che la ispirano.
A cura di Eleonora Cavarra