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“Il delitto di Saman Abbas”: prospettive interdisciplinari al Dipartimento CORIS-SAPIENZA

A quasi 4 anni dal brutale femminicidio, avvenuto il 30 aprile/1 maggio 2021 a Novellara provincia di Reggio Emilia, Saman Abbas ancora oggi non ha avuto giustizia.

Al Coris, ovvero il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza di Roma, si è svolta martedì 15 aprile 2025 una lezione- incontro volta alla riflessione di questo delitto, per poi concludere con ulteriori tematiche legati ai femminicidi dell’ultimo periodo.

Ad aprire questo evento è stato il docente del Coris e giornalista Christian Ruggiero, proprio colui ad aver ideato questa lezione-incontro comune tra i corsi di laurea magistrale di “gender studies”, di “media, comunicazione digitale e giornalismo” e di “editoria e scrittura”, tutti della Sapienza di Roma. Secondo il professor Ruggiero, questo “è, in termini assoluti, un incastro molto utile di cattedre”.

Oltre a Ruggiero, l’incontro è stato organizzato anche da altri docenti dei corsi magistrali sovra-citati: la prof.ssa Sara Bentivegna, docente di Gender sensitive journalism, la prof.ssa Marzia Antenore, docente di Data Journalism, la prof.ssa Elena Valentini, docente di Agenzie e nuovi media e il professore di giornalismo internazionale e giornalista Giampiero Gramaglia.

Come racconta il titolo, questo incontro è stato dedicato al tragico delitto di Saman Abbas: purtroppo, si è parlato di un caso di stretta attualità, quello della morte di una giovane ragazza spinta dal coraggio di essere libera.

Nell’evento, è stato ospite Gianmarco Menga, laureato al Coris della Sapienza e attualmente giornalista presso Mediaset e reporter di “Quarto Grado”.  Egli, in questa giornata, ha avuto l’occasione di presentare il suo ultimo libro: “Il delitto di Saman Abbas” (uscito nel settembre del 2024), fornendoci così ulteriori informazioni e riflessioni su questo brutale femminicidio.

Insieme a lui, sono poi intervenuti altri tre ospiti, ovvero l’avvocato Rizieri Angeletti, la genetista forense Marina Baldi e la giornalista di Fan Page Simona Berterame.

Gianmarco Menga prosegue subito l’incontro affermando che quello di Saman Abbas, è stato: un omicidio atipico, accaduto in una cultura retrograda alla base di un’intera collettività”.

Una ragazza che voleva essere libera, uccisa per mano della sua stessa famiglia per una questione d’onore: la sua incontrollata voglia di libertà, secondo il padre di Saman, andava fermata.

Saman Abbas, ci racconta Menga, ha vissuto i suoi ultimi giorni di vita, come i più bui della sua esistenza, tormentata da chi l’ha messa al mondo, costretta in una gabbia senza via d’uscita. Sarà proprio sua madre a condurla nello sterrato in cui poi troverà la morte: questa è l’ultima immagine arrivataci di Saman.

Quello di Saman Abbas, è stato un ideale di vita che accomuna molte noi ragazze occidentali, compresa me: la nostra voglia di libertà, di scegliere se e chi sposare, di vestirci e truccarci come vogliamo; cosa che a lei non è stata concessa.

Secondo il punto di vista di Gianmarco Menga, questo, non è stato tanto un delitto di religione; la religione sì c’entra, ma è posta in secondo piano. Menga nel suo libro, ci fornisce tutti i punti su cui riflettere:

  • Innanzitutto, la ragazza è stata sepolta in una cascina poco distante dalla propria abitazione;
  • E’ stata uccisa nel mese del Ramadan – dunque c’è di sicuro la presenza di una cultura, all’interno di un contesto che le vietava la gioia di essere libera;
  • A questo, va aggiunta la questione della formazione e dell’istruzione della ragazza: a Saman, è stato concesso di prendere solo la terza media. Le è stato impedito dalla sua famiglia di completare almeno gli studi base. Saman Abbas voleva diventare medico, ma le è stato impedito il suo sogno.
  • E’ stata uccisa perché lei voleva vivere come tutti noi! Voleva  mantenere la sua cultura d’origine, ma cercare di migliorarla. Le è stato negato il diritto alla vita dalla sua stessa famiglia. 

L’aspetto dell’onore è stato fondamentale nel suo omicidio, alla base della collettività di cui Saman purtroppo, faceva parte.

  • L’ultima condanna di Saman Abbas? I social: la ragazza, poco tempo prima di morire, aveva postato una foto in cui aveva mostrato, con coraggio, mentre si baciava con il ragazzo che amava e che aveva da poco conosciuto (Saqib Ayub). Non era però, il ragazzo scelto dai suoi genitori (le avevano già combinato, nel suo paese un matrimonio con un’atra persona). Questo ne ha decretato la sua condanna a morte.

IL PUNTO DI VISTA GIURIDICO- PARLA L’AVVOCATO ANGELETTI

Rizieri Angeletti, in questa lezione-incontro, ci ha fornito alcune interessanti chiavi di lettura e informazioni provenienti dai processi svolti agli assassini di Saman in questi ultimi anni.

Uno dei principali problemi tecnici emersi nel processo è stata la mancanza di un difensore per Danish, lo zio di Saman. Quest’ultimo aveva ripetutamente dichiarato che i suoi due cugini avevano preso parte all’omicidio di Saman. Tuttavia, l’assenza di un avvocato che lo rappresentasse in tribunale, e che potesse quindi contribuire a una probabile condanna dei cugini, ha reso inutilizzabili le sue dichiarazioni secondo il giudice Angeletti. Di conseguenza, i due cugini di Saman, Ikram Ijaz e Noumanhulaq Noumanhulaq, sono stati assolti nella sentenza. Questo ha significato che Saman Abbas non ha ottenuto piena giustizia.

Di contro, si spera e si prospetta una giusta condanna dei cugini, da parte della sentenza della Corte d’appello di Bologna che avverrà tra non molto.

Altro elemento chiave è poi rappresentato dal fratello di Saman, 16enne all’epoca dei fatti: al tempo (2021), fu proprio lui a confessare, direi con grande coraggio, che sua sorella non era scappata, ma che era stata uccisa dai suoi familiari, nascondendone poi il corpo!

Una volta poi giunti al processo, il ragazzo si sarebbe dovuto trovare in isolamento, ovvero lontano dal contesto malsano quale era la sua famiglia. Questo per far sì che egli potesse confessare lucidamente senza alcuna influenza, considerata la sua giovanissima età: cosa che però non avvenne, compromettendo così le sue ulteriori dichiarazioni. Secondo l’avvocato Angeletti, ciò è stato segno non d’incompetenza, ma di una vera supponenza!

Un’ultima rilevante questione giuridica, riguarda una legge del Pakistan: secondo il sistema pakistano infatti, dal 2016 il delitto d’onore è penalmente sanzionabile.  Il problema però, concerne il fatto che nell’ultimo processo tenutosi, la Corte d’Assise d’appello di Reggio-Emilia ha negato l’aggravante dei futili motivi e di premeditazione, facendo beneficiare gli assassini della riduzione di pena di un terzo! Cosa che invece non sarebbe avvenuta se queste aggravanti non fossero state riconosciute. Ancora una volta, si confida nella prossima sentenza della corte di Bologna.

Concludiamo ora con le parole della giornalista Simona Berterame: “C’è un fondamentale elemento che accomuna il caso di Saman Abbas a tutti gli altri femminicidi avvenuti negli ultimi anni. E’ quello della libertà!

Arriverà un giorno in cui la libertà femminile non sarà più vietata?

 

ALESSIA COLOMO

 

 

 

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