RadioSapienza

Il Futuro Ascoltalo QUI. La radio ufficiale della Sapienza

“Dalla parte del frammento”. Il seminario che ripensa la rovina come risorsa

Lunedì 16 giugno, nell’Aula Fiorentino della Facoltà di Architettura di Valle Giulia, si è tenuto il seminario internazionale “MicroRovine. Storie e attualità di frammenti senza valore apparente, a Roma e altrove”. Un appuntamento che ha riunito studiose, studiosi e progettisti per interrogarsi sul valore dei resti minimi, delle macerie dimenticate, delle lacune materiali che segnano i paesaggi urbani e interiori.

Seminario | Aula Fiorentino, sede della Facoltà di Architettura di Valle Giulia

Promosso su iniziativa di Simona Salvo, con Martina Ambrogi, Valentina Ciaffoni, Marianna Cortesi, Francesca Lembo Fazio, Jasmine R. Petriglieri, Florina Pop, Yara Rizk e Irene Rossi, l’incontro si è proposto come un luogo di confronto transdisciplinare, dove il tema del frammento è stato esplorato da prospettive diverse: architettonica, filosofica, estetica, filologica.

Un seminario che vuole seminare, come è stato detto, e che nasce da una ricerca condivisa, dal basso, dalla volontà di dare voce anche a ciò che solitamente non la ha. In questo caso: le micro-rovine. Residui spesso esclusi dai processi di ricostruzione, rimossi come ingombro, rifiutati perché privi di un valore immediatamente riconosciuto. Ma cosa rende davvero prezioso un frammento? E cosa riceviamo da esso, quando siamo disposti a fermarci e a guardare?

Nel suo intervento introduttivo, Stefano Catucci ha tracciato una traiettoria ampia, muovendo dal concetto di bellezza come “straniero che si presenta alla porta” – un’immagine mutuata da un musicista degli anni Settanta, capace di vedere nel rumore stesso una possibilità utopica. È proprio lo sguardo utopico, infatti, a guidare l’indagine sulle micro-rovine: ciò che all’apparenza è insignificante può rivelare nuovi modi di abitare lo spazio, di costruire memoria, di percepire il patrimonio.

Castello di Postignano | Fonte: Visit Sellano

L’idea di frammento è al centro di un’intera costellazione di pratiche e significati. È un elemento che può essere reintegrato, valorizzato, conservato nello stato in cui si trova oppure lasciato come traccia aperta, sospesa, capace di generare nuove narrazioni. Dalla “lacuna urbana” del Castello di Postignano, crollato in seguito al sisma del 1979 e oggi oggetto di un intervento rispettoso e trasformativo, fino al “giardino della memoria” di Vinarós o alle ferite lasciate dai bombardamenti del 1944, il seminario ha portato esempi concreti di come il frammento possa diventare materia viva, occasione progettuale e spazio di riflessione.

È stato ricordato come, fino alla rivoluzione industriale, le rovine fossero considerate una risorsa: soprattutto nel bacino mediterraneo, dove era forte la cultura del riuso e del costruire sul costruito. A Roma, questo atteggiamento ha generato un rapporto duraturo con la materia, intesa come custode di storia e identità. Ma nel Novecento qualcosa è cambiato: le macerie, spesso generate da guerre o disastri naturali, sono diventate presenza scomoda, da rimuovere rapidamente. L’architettura, diversamente dall’arte, ha in molti casi trattato le micro-rovine come scarti da smaltire.

Eppure, il frammento continua a interrogare. Lo fa nelle discipline storiche e critiche, come dimostrano le riflessioni che vanno da Georg Simmel (autore del celebre saggio Die Ruine, 1911) alla teoria del restauro di Cesare Brandi, fino agli studi di Giovanni Carbonara, Paolo Fancelli, Maria Piera Sette. Il frammento, è emerso più volte, non è solo un oggetto da ricomporre, ma un segno che ci costringe a confrontarci con l’incompiutezza, con il tempo, con le scelte (spesso irreversibili) che comporta ogni gesto conservativo.

Nel corso della giornata sono state previste voci e contributi diversi, tra cui quelli di Vanicka Arora, Luca Barale, Daniele Bigi, Josefine Blomdahl, Federico De Matteis, Studio Carles Enrich, HArquitectes, Christine Kousa, Sophie Mariacher, Simona Morretta, Cristina Mosca, Paola Pogliani, Eliano Romani e Nicola Saraceno. A coordinare e introdurre i lavori, Daniela Esposito, direttrice del Dipartimento di Storia, disegno e restauro dell’architettura.

Nel frammento si nasconde una possibilità. Non sempre la ricostruzione è necessaria, non sempre l’integrità è un valore assoluto. Il seminario “MicroRovine” ha mostrato come sia possibile abitare l’incompleto, restituendo senso e dignità anche a ciò che non appare. Un invito a rallentare lo sguardo, a riconsiderare la memoria come pratica attiva, e a costruire una cultura dell’ascolto – visivo, tattile, materico – verso ciò che resta.

Articolo a cura di Sofia Licata

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi