Venerdì 16 maggio, presso la Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, ha avuto luogo “Giovani, lavoro dignitoso e protezione sociale”, un convegno italo spagnolo sui temi della sicurezza sociale e prospettive lavorative.
L’iniziativa, che ha coinvolto accademici, esperti di politiche sociali e rappresentanti istituzionali, ha rappresentato un momento di confronto tra due paesi che condividono sfide comuni sul fronte dell’occupazione giovanile.
I saluti introduttivi sono stati affidati a Pier Paolo D’Urso, preside di facoltà, e Maria Cristina Marchetti, direttrice del dipartimento, che hanno sottolineato come il lavoro rappresenti oggi l’interesse centrale della società. “La politica dovrebbe riservare al lavoro l’attenzione che merita”, ha affermato Marchetti, aggiungendo che l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro sarà paragonabile, per portata e profondità, a quello della rivoluzione industriale.
Una delle problematiche principali emerse nel dibattito è la forte frammentazione del mercato del lavoro: mansioni simili vengono svolte da lavoratori che godono di tutele molto differenti, generando diseguaglianze sempre più evidenti.
Paola Bozzao, organizzatrice del convegno, ha evidenziato come l’Italia soffra ancora di un numero relativamente basso di laureati e di un flusso preoccupante di giovani che decidono di trasferirsi all’estero in cerca di migliori opportunità. “Nel 2023 si sono registrati alcuni miglioramenti, ma nelle aree meridionali il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 24%, accompagnato da una marcata disparità di genere”, ha precisato Bozzao. Un quadro preoccupante, soprattutto se si considera che molti giovani, pur mantenendo alte aspettative legate alla famiglia e alla stabilità, si scontrano con una realtà economica poco incoraggiante.
Di fronte a queste sfide, le politiche europee rappresentano un punto di riferimento cruciale. Adriana Topo, professoressa ed esperta in politiche per l’occupazione giovanile, ha illustrato gli obiettivi dell’Unione Europea, che includono l’eliminazione della povertà tra i giovani, il contrasto a tutte le forme di discriminazione, la promozione della salute mentale e il riconoscimento di un salario dignitoso. Tuttavia, il ricorso eccessivo a contratti flessibili continua a generare insicurezza e instabilità, impedendo ai giovani lavoratori di sentirsi parte attiva dell’impresa.
In quest’ottica, si sta facendo strada la certificazione delle competenze, una tematica aperta già nel 2000 dal Consiglio Europeo. Adriana Topo ha evidenziato la necessità di una regolamentazione condivisa a livello nazionale e regionale, capace di favorire la libera circolazione dei lavoratori in Europa.
Altro punto critico in discussione è il fenomeno dei tirocini, spesso utilizzati come strumento di sfruttamento anziché come reale opportunità formativa. “Dobbiamo superare l’idea che solo i contratti flessibili possano offrire lavoro ai giovani”, ha concluso Adriana Topo. “Occorre puntare su occupazione di qualità, salario dignitoso e percorsi lavorativi basati sul riconoscimento delle competenze e dei diritti.”
Il convegno ha lasciato un messaggio chiaro: per garantire un futuro equo e sostenibile, è fondamentale ridefinire le politiche occupazionali in modo strutturale e lungimirante, mettendo i giovani davvero al centro delle strategie di sviluppo.
Articolo di Matilde Trippanera