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Il centenario della storia delle religioni in Sapienza: peccato e confessione

Evento Storia delle religioni

In data Mercoledì 12 giugno alle ore 12, presso l’Aula XXII dell’Edificio di Lettere, si è tenuto l’incontro intitolato “L’inevitabilità della comparazione, poiché, altresì, del particolare non vi è scienza”, in occasione del centenario della storia delle religioni in Sapienza.

L’intervento è stato condotto da Federico Squarcini, Professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia, il quale ha incentrato i suoi discorsi sulla figura di Raffaele Pettazzoni. Ha innanzitutto introdotto l’evento dando informazioni riguardanti la figura di tale studioso, definendolo uno storico delle religioni italiano, uomo estremamente colto e informato, il quale fa dell’interdisciplinarietà l’essenza inevitabile della sua vita.

Ha poi trattato del suo grande progetto lavorato per dieci lunghi anni e il cui frutto consiste in una raccolta di tre volumi, pubblicati tra il 1929 e il 1936, dedicati al tema della confessione dei peccati. Secondo Pettazzoni la confessione dei peccati appare come oggetto tecnico, come azione stimolata e indotta, in quanto risulta essere una sorta di rito catartico finalizzato a un’eliminazione quasi fisica e pragmatica della materia peccaminosa, mediante un processo di evocazione orale concepito come un’operazione magica. La confessione funziona dunque come un sistema di purgazione-redenzione finalizzata a un atto liberatorio e a una forma di sgravio, concetti distinti da quello dell’espiazione.

La ricerca pregnante del percorso di Pettazzoni risulta quella di un’alternativa sia alla sola fenomenologia priva di vigore storiografico, elemento da lui ritenuto invece essenziale, sia a una storiografia totalmente sprovvista di un’adeguata sensibilità religiosa. È proprio tale tentativo di scovare una via di mezzo tra le due tipologie di studio, che anima il suo progetto comparativo, avviato sulla base della plausibilità, da egli stesso vagliata, di ravvisare somiglianze tra pratiche e testimonianze provenienti da varie aree geografiche e periodi storici distanti tra loro.

La sua riflessione metodologica, oltre dunque a modellarsi sul tentativo di intersecare documentazione e sensibilità religiosa, getta le sue basi anche nell’ambizione di trovare un punto di sintesi tra la differenza e la somiglianza di elementi e circostanze, tra specificità e generalità, andando appunto a descrivere i particolari e rinvenire da essi gli universali o viceversa. Il tutto rigorosamente accompagnato e tratto dall’aspetto pratico, affettivo e psicologico che il confessare un peccato comporta, in quanto, impattando la sfera della coscienza, l’atto del confessare si configura come una funzione intima e privata, pur sempre necessitando dell’inclusione di una seconda mente all’interno dell’azione in sé.

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