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Words4link propone il giornalista con background migratorio come valore aggiunto

      Intervista a Maria Paola Nanni e Stefano Galieri

Il 19 Novembre ha avuto luogo presso l’associazione della stampa estera il convegno Words4link “Il ruolo (reale e potenziale) dei giornalisti con background migratorio nel dibattito pubblico italiano”. Al panel hanno partecipato varie figure che hanno vissuto in prima persona il problema dell’emarginazione e del non riconoscimento dei propri meriti per le proprie origini nel mondo della stampa, problema che persiste da più di 10 anni. Tra i vari partecipanti, hanno accettato l’invito a questa tavola rotonda Amez Ejaz, Paula Boudet Vivanco, Flore Murard-Yovanovitch, Cleophas Adrien Dioma.

L’incontro si è aperto con l’introduzione da parte di Maria Paola Nanni a Words4link, ideatrice del progetto e coordinatrice di ISOS (ente finanziato tramite il fondo asilo migrazione ministero dell’interno). Words4link è un progetto triennale che ha lo scopo di creare rete e tramite i vari scambi d’informazione, capire come promuovere una nuova forma per veicolare notizie sulle tematiche che coinvolgono i migranti. L’ente ha scelto come target, per questo incontro, i giornalisti poiché il giornalismo nasce come una forma d’informazione meno elitaria rispetto ad altre, come ad esempio la letteratura. L’intervento di Maria Paola Nanni ha dato vita a una riflessione sui toni allarmistici utilizzati nei principali media per divulgare notizie di attualità, che spesso non si concentrano sulla realtà, ma sul far trapelare un sentimento di paura.

Stefano Galieri, coordinatore dell’evento e noto giornalista, ha alimentato la discussione lanciando piccole provocazioni a coloro che fanno parte di questo mondo. Innanzitutto, ha fatto notare come nella stampa italiana non ci sia mai una visione di provenienza italofona e quindi, di come gli italiani percepiscano il loro paese come un luogo dove debbano risiedere unicamente bianchi.

Successivamente è intervenuto Ahmez Ejaz, giornalista che abita in Italia da 40 anni. Ahmez ha iniziato la sua carriera scrivendo per testate locali nel nord Italia, redigendo articoli in lingua. Il giornalista ha sottolineato come sia importante avere la possibilità di leggere notizie nella propria lingua madre pur abitando in un paese straniero. Ejaz ha affermato inoltre, che nella sua lunga carriera a stretto contatto con migranti, ha capito che l’immigrazione è efficace nel momento in cui l’immigrato riesce a partecipare attivamente alla cultura italiana e che quindi si riesca ad istaurare un’integrazione reciproca tra italiani e immigrati.

Durante l’incontro ha esposto la sua idea l’attivista e coordinatrice Ansi Paula Boudet Vivanco, che combatte da 10 anni per implementare i diritti dei giornalisti che non possiedono passaporto italiano ma vivono da molti anni in Italia e di coloro che hanno origini straniere ma sono cittadini italiani. Vivanco ha riflettuto sul retaggio che si è sviluppato in questo ultimo decennio, se nel 2005 era stato istituto Metropoli, un inserto con una redazione formata da giornalisti migranti che trattava degli aspetti multiculturali della città metropolitana di Roma, non solo attualmente non si trovano esempi simili in Italia, ma coloro che sono etichettati come stranieri sono limitati a trattare soltanto tematiche affini alla loro religione o alle loro origini etniche.

L’incontro è proseguito con l’intervento della reporter e scrittrice F.Murard- Yovanovitch, la quale ha ipotizzato che i giornalisti migranti potrebbero essere gli anticorpi della dilagante xenofobia nel nostro paese. Ha sottolineato inoltre come la parola clandestino, vietata dall’ordine dei giornalisti, sia stata spesso sostituita nella cronaca italiana con termini peggiori (spacciatori, risorse, bestie) provando il regresso multiculturale all’interno del nostro paese. Se sono molti gli esempi negativi presenti nella stampa italiana, ci sono piccole eccezioni indipendenti che riportano un messaggio diverso, ciò è narrato da una grande fetta della nostra popolazione cioè dai figli di migranti che sono e vivono come cittadini italiani come ad esempio  _blackpost. Murard Yovanovitch ha infine proposto come soluzione di creare nelle redazioni collaborazioni tra giornalisti italiani e giornalisti migranti così da creare un confronto tra due punti di vista differenti.

L’ultimo intervento è stato sviluppato da Cleophas Adrien Dioma, coordinatore del summit nazionale delle diaspore. Dioma ha svolto un’autocritica su coloro che subiscono gli effetti di questo problema, difatti egli crede che in parte coloro che sono migranti e che si dovevano occupare di creare integrazione all’interno del paese, non siano riusciti per anni a veicolare un messaggio chiaro ed esaustivo.

La conferenza è terminata con un breve analisi della scrittura giornalista attuale da parte di Corrado Giustiniani, acclamato giornalista, il quale ha sottolineato quanto sia superficiale la verifica delle fonti da parte delle più importanti testate giornalistiche.