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L’USPI contro la paventata abrogazione del contributo pubblico all’editoria

USPI

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Presso la Sala “Caduti di Nassiriya” del Senato della Repubblica, Palazzo Madama, ha avuto luogo mercoledì 21 novembre una conferenza stampa dell’Unione Stampa Periodica Italiana ( USPI ) con tema “La paventata abrogazione del contributo pubblico all’editoria, quale impatto sul pluralismo, sull’occupazione e sulla democrazia”. 

L’intento dell’USPI è, attraverso un confronto con parlamentari ed editori, di impedire la possibile abrogazione del contributo pubblico all’editoria, annunciata ultimamente da vari esponenti politici e di governo. Una tale eventualità, come è stato sottolineato nel corso della conferenza, metterebbe a rischio la piccola editoria di informazione locale e di nicchia e in particolare modo la figura di editore “puro”, unica reale garanzia di oggettività nell’informazione. 

Alessandro Astorino, Delegato ai rapporti con il Parlamento dell’USPI, ha tenuto una breve introduzione, presentando le tematiche di cui si sarebbe discusso successivamente; mentre a relazionare il convegno è stato Francesco Saverio Vetere, Segretario Generale USPI. Quest’ultimo ha invitato i presenti (e non) a riflettere su come, dopo trent’anni di discussioni su una possibile riforma dell’editoria, si sia giunti a una conclusione che andrebbe sicuramente a impoverire il patrimonio di pluralismo italiano.

Ha preso poi la parola il Senatore Marco Siclari, esponente del gruppo di Forza Italia, che ha spiegato come per evitare il rischio di monopolio dell’informazione sia necessaria la costante tutela della libertà di stampa, e allo stesso modo di minoranze culturali e identitarie.

Elisabetta Cosci, vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti, ha introdotto un’altra tematica di cui è necessario discutere: la possibile abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, altra proposta attuata dagli attuali esponenti di governo. Il motivo principale per cui una simile riforma risulterebbe svantaggiosa per l’informazione imparziale è la conseguente abolizione del codice deontologico dei giornalisti dell’Ordine che chi fa semplice “comunicazione” non è tenuto a seguire.

E’ intervenuta poi la vicepresidente dell’Associazione Quotidiani Cattolici, Chiara Genisio, con un paragone interessante: “Così come nella sanità, – ha affermato – lo stato dovrebbe intervenire nell’editoria per garantire al popolo la qualità di un bene da considerarsi primario che è l’informazione”.

Anche il Senatore Bruno Astorre, del Partito Democratico, ha voluto dire la sua, entrando stavolta nel vivo della questione e parlando di come i social network  abbiano modificato il concetto di stampa in Italiana, soprattutto in campo politico, rendendo non più necessaria la mediazione del giornalista e facilitando di conseguenza il processo di creazione di fake news.

Molti altri piccoli editori ed esponenti politici sono intervenuti a sostegno di questa importante tematica, ognuno sottolineando punti di vista diversi, ma tutti d’accordo su una cosa: l’informazione è un bene fondamentale, e in un periodo precario come quello che sta vivendo l’Italia negli ultimi anni, qualunque riforma possa anche solo in minima parte metterne in discussione il pluralismo non deve neanche essere presa in considerazione.

Marina Taliercio