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“Traum”: rock e parole dirompenti contro la precarietà dell’esistenza

In “Traum”, ultimo lavoro de Il Vuoto Elettrico, ritroviamo a due anni di distanza, l’ideale continuazione di una indagine introspettiva iniziata già nel loro primo album “Virale”. Se in quest’ultimo il tema era la paura, adesso il leitmotiv è il tempo: il suo scorrere incessante e crudele in una vita che tra ostacoli e difficoltà sfugge dalle mani, spietata e veloce.

Traum, uscito il 10 marzo scorso, segna un’evoluzione nella sonorità della band italiana, passando così dal post-hardcore newyorkese a forme più post-punk, con radici nel rock degli Anni ’90. Testi forti, intensi e taglienti come “Lame in soffitta” compongono i nove brani incisi da Topa&co., che prendono metaforicamente spazio tra le cupe atmosfere delle stanze esistenziali: ognuna è una stagione nella casa della vita. Il tempo, l’esistenza, la difficile e dolorosa conoscenza di sé stessi costituiscono il corridoio che collega il trauma (“traum” in tedesco) e il sogno, nel quale nascita e morte sono circolarmente connesse.

Un album senza compromessi, diretto, che non teme di essere urticante e spigoloso, una grinta che si vuole contrapporre alla precarietà dell’esistenza, la quale, come rappresentato nella copertina del disco, è in balia di un mare ostile e di un cielo plumbeo.

Il Vuoto Elettrico per il suo secondo lavoro ha deciso di mettere al centro i synth e il basso e di riservare solo una nicchia sonora alla batteria. Inoltre, con Xabier Iriondo degli Afterhours può vantare una collaborazione e produzione artistica d’eccezione.

Uscito per Dreamingorilla Records/I Dischi del Midollo/La stalla domestica (distribuzione Audioglobe) il lavoro sarà accompagnato dal Traum Tour 2017 che, nei maggiori locali della Lombardia e del Piemonte, vedrà la band impegnata con 13 date da marzo a maggio.

      Intervista a Paolo Topa

 

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