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Roma evergreen: un itinerario ecologico…in autobus

Nella settimana della moda anche Roma sfoggia il suo vestito più sgargiante ed ecologico, confezionato più di un secolo fa, ma destinato a restare l’evergreen per eccellenza.
La Capitale del mondo, infatti, si tinge di verde ormai da secoli: le sue ville, le sue riserve e i suoi parchi storici ne caratterizzano la giungla urbana e le fanno vincere il premio di Città più verde d’Europa.

Ognuno dei 3.932 ettari di verde pubblico immersi nella città, racconta un tassello di storia e cronologia e assemblati ci fanno ripercorrere con colori e odori come Roma si erse a città eterna.
Roma è anche il comune agricolo più grande d’Europa, vantando oltre 50 mila ettari coltivati.

Il pellegrinaggio ecologico, alla scoperta della Roma green, inizia da Piazzale Aldo Moro con l’autobus 310, che in quattro minuti arriva alla fermata Indipendenza. Qui si trova Il cipresso di Michelangelo, che fa parte del Chiostro delle Terme di Diocleziano. Nel 1561, il Papa Pio IV concesse i resti delle Terme ai Certosini affinchè conservassero le rovine. Il Chiostro richiama il nome di Michelangelo poichè molto probabilmente fu l’artista ad occuparsi della ristrutturazione, dopo aver edificato la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.
Secondo la leggenda, nel 1562, Michelangelo vi piantò quattro cipressi; nel 1888 un forte temporale ne fece cadere due e attualmente è rimasto un solo cipresso superstite, che dagli anni ’70 è sorretto da una struttura in ferro.

La secondo tappa è raggiungibile tramite l’autobus 40, dalla Stazione Termini, che in undici minuti arriva alla fermata Argentina. Da qui solamente dieci minuti di camminata per arrivare alla Sughera dell’Orto Botanico (prima noto come I giardini di Palazzo Corsini). Dal 1883 l’albero vive in una zona protetta e si vanta possa avere oltre 600 anni.

Proseguendo l’itinerario, con l’autobus 46 con fermata Piazza Venezia, si giunge al Campidoglio dove vive la Phytolacca dioica, albero tipico della pampa argentina (qui l’albero è chiamato Ombù, l’albero della bella ombra). Il suo organismo riesce a immagazzinare una grande quantità d’acqua e per questo viene spesso paragonato al’elefante. A portarlo in Italia dall’Argentina fu il fondatore di Ladispoli, Baldassarre Ladislao Odescalchi; nel corso degli anni l’albero ha subìto una serie di tagli che ne hanno rallentato la crescita.

Dal Campidoglio con l’autous 628 si arriva in 9 minuti a Porta Metronia, dove vicino alle serre di San Pietro si trova un esemplare di Ceiba Speciosa, dalla forma singolare e per questo soprannominato albero ubriaco. I frutti di quest’albero contengono un particolare tipo di bambagia, utilizzata per imbottire i cuscini. Allo stesso tempo è caratterizzato da spine molto grandi, che proteggono i suoi fiori simili alle orchidee.

Nei pressi di Porta Metronia, precisamente da Celio Vibenna, tramite l’autobus 75 con fermata Calandrelli si arriva a Villa Sciarra, dove si trova il Ginko Biloba, uno egli alberi più grandi di Roma. Venne piantato ai primi del 1900 e la caratteristica principale di questo tipo di vegetazione è che l’impollinazione puà avvenire addirittura a 40 kilomentri di distanza.

Una particolare attenzione è da dedicare a Il Monumento Naturale della Cellulosa, in zona Casalotti, costituito da dieci tipi diversi di eucalipti. Negli anni ’50 era il luogo dove veniva monitorata la crescita degli alberi utilizzati per fare la carta.

Nonostante manchi un vero e proprio censimento del verde, a Roma si contano 320.000 alberi. A supporto dell’importanza di questa vegetazione ormai metropolitana è stato istituito, dall’amministrazione capitolina, il Servizio Giardini, che nel 1980 vantava oltre 1800 guardiani del verdi. Oggi i custodi del verde sono soltanto 250, un numero esiguo ma importante: si occupano della fioritura nella scalinata di Trinità dei Monti, piuttosto che la coltivazione di specie vegetali e floreali rare, come le piante carnivore ammirabili nel Semenziaio di San Sisto.

Alessandro Ledda