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Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2017: la verità oltre gli stereotipi

ROMA – Nell’Italia della crisi e dove l’immigrazione clandestina è argomento principale di dibattiti politici e sociali, il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2017, presentato presso la sede del Cnel, racconta una situazione diversa da quella comunemente percepita dall’opinione pubblica.

La IV edizione del rapporto, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e MoneyGram, ha fotografato la situazione italiana rilevando che sono oltre 571.000 le imprese gestite da lavoratori immigrati all’inizio del 2017, quasi un decimo di tutte le attività registrate dalle Camere di Commercio (9,4%). Un dato, dunque, che sembra non curarsi della crisi economica poiché con un incremento del 25,8% dal 2011. Mentre si confermano protagoniste le ditte individuali cresce anche la quota delle società di capitale. Interessante anche il dato che riguarda le start-up: nel 12,8% di queste è presente un immigrato.

REGIONI E METROPOLI – I settori in cui gli immigrati sono più presenti si rivelano essere il commercio (36,2%) e l’edilizia (22,9%) mentre si sottolinea un crescente inserimento nei servizi, in particolare attività di alloggio e ristorazione (7,7%) e servizi alle imprese (5,5%). Queste segnano un incremento dal 2011 rispettivamente del +46,0% e +77,5%. Data la maggiore facilità e minore onerosità con cui è possibile avviarle, circa 8 su 10 sono ditte individuali, ma crescono anche il numero di immigrati che promuovono attività più complesse dal punto di vista tecnologico e innovativo tanto che le società di capitale evidenziano ritmi di incremento maggiori: + 10,6% solo nel 2016. Queste aziende si posizionano per lo più nel Centro-Nord dove superano le aziende a guida italiana. Non è da meno il centro Italia con il Lazio e, in particolare Roma. Nonostante ciò i ritmi di aumento maggiori sono rilevati nelle aree metropolitane del Sud.

CHI SONO – Ma da dove provengono questi imprenditori stranieri? In molti, soprattutto per quanto riguarda le ditte individuali, sono marocchini, ma non mancano i cinesi, i romeni e i bangladesi , che con un +332,0% dal 2008 sono quelli a far segnare gli incrementi maggiori.

MITI DA SFATARE – Una situazione, quella presentanta dal Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2017, lontana dalla retorica che vuole gli immigrati nullafacenti e pericolosi. Come sottolineato da Ugo Melchionda, presidente di IDOS, infatti: “Gli imprenditori immigrati rappresentano una delle migliori dimostrazioni che c’è bisogno di una nuova narrazione della migrazione, che metta in risalto quanto essa possa essere un asset dello sviluppo“.

Giulia Vaccaro