RadioSapienza

Il Futuro Ascoltalo QUI. La radio ufficiale della Sapienza

“I pupazzi del calcetto”, il nuovo singolo di Paolantonio

Nato nel 1983, Paolantonio è un cantautore catanese che da qualche anno si è trasferito a Milano. La sua carriera musicale ottiene una svolta nel 2018, quando arriva tra i finalisti del Premio Bindi. Nel 2019, grazie al suo brano Questa Assurda Storia è tra i vincitori del concorso Musicultura. Ha partecipato a numerosi festival, preso parte a diversi live e soprattutto ha aperto i concerti di artisti del calibro di Ornella Vanoni, Fabrizio Moro e Simone Cristicchi. Il suo primo album, Io non sono il mio tipo, è stato prodotto nel 2020 grazie ad una campagna di crowdfunding. Venne poi pubblicato nel 2021 presso la casa discografica Candischi, con la collaborazione di Taketo Gohara e Giuliano Dottori.

Ma Paolantonio non si limita solo a fare il cantautore. Di recente infatti si è dedicato ad attività di diverso tipo, come l’insegnamento dell’italiano a minori migranti. Porta sempre con sé la musica nei vari impegni nel sociale: l’artista tiene laboratori musicali nelle periferie milanesi, suona negli ospedali e collabora con la Fondazione Giorgio Gaber per diffondere il cantautorato italiano tra i giovani. Nella sua scrittura sono facilmente individuabili i segni lasciati da questo tipo di esperienze. Nei suoi brani infatti, Paolantonio racconta di eroi inconsapevoli e mondi decadenti, che però conservano un grande senso di umanità.

“I pupazzi del calcetto”

Con il brano I pupazzi del calcetto, Paolantonio ha vinto il premio InediTO – Colline di Torino. Il commovente testo racconta la violenza della vita del Sud Italia. Il cantautore utilizza i calciatori del biliardino come metafora per descrivere i giovani della sua terra: pieni di speranze, ma inconsapevolmente destinati ad una vita in trappola.

«Era un torrido pomeriggio di agosto; mi trovavo di fronte a una sala giochi, nella periferia della mia Catania, e vidi questi ragazzi che giocavano furiosamente a biliardino – da noi si chiama calcetto – e un viavai di motorini che arrivavano e partivano da quel posto. Non ci misi molto a realizzare che la sala giochi, cristallizzata agli anni ’90, era solo la copertura di una piazza di spaccio e quei giovani, cresciuti nella violenza e nel degrado, difficilmente sarebbero emersi in un contesto diverso» racconta Paolantonio.

Il brano è la prima traccia dell’album d’esordio dell’artista. Il videoclip, diretto da Claudia Bonomo, è un’opera di visual art realizzata dal collettivo siciliano Calisea. Il moto perpetuo in cui è raffigurato il pupazzo del video riassume perfettamente tutto il significato della canzone. Il pupazzo del calcetto, «trafitto da una stecca all’altezza del petto», sogna di poter vincere lo scudetto, ma non sa di non essere il vero giocatore della partita.