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Nubya Garcia Infiamma la Sala Sinopoli con la sua Accattivante Miscela di Deep Jazz, Soul e Ritmiche Hip Hop

Nubya Garcia al Roma Jazz Festival - 11 novembre 2022

Nubya Garcia al Roma Jazz Festival - 11 novembre 2022

La 46esima edizione del Roma Jazz Festival, che porterà nella capitale numerosi artisti internazionali fino al 19 novembre 2022, continua con l’esibizione della sassofonista inglese di origine afro-caraibica Nubya Garcia.

Classe 1991, diversi Ep e collaborazioni e un album all’attivo, Nubya Garcia è una delle artiste emergenti più interessanti a livello internazionale con il suo jazz pieno di contaminazioni che vanno dall’afro jazz di band come Sons of Kemet e Kokoroko (di cui alcuni membri hanno collaborato all’album Source), ma con un andamento che a volte ricorda il reggae e la musica caraibica e con in alcuni momenti delle sorprendenti incursioni elettroniche. Non è un caso se tra le sue influenze infatti l’artista citi, oltre a mostri sacri del jazz come i sassofonisti Dexter Gordon, Sonny Rollins e John Coltrane, il trombettista Miles Davis e la pianista Mary Lou Williams, anche artisti come Flying Lotus e la band reggae inglese Steel Pulse.

Ed è proprio con un brano in cui l’influenza reggae si sente distintamente che l’11 novembre alle 21.00 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, Nubya Garcia e la sua band si presentano al pubblico, con alle loro spalle un muro di visual che segue il tempo dell’esibizione e che cambia in una danza di colori canzone dopo canzone. Source, la title track dell’album di debutto dell’artista di Camden, definito da Nubya Garcia al New York Times “Una collezione di pensieri e sentimenti riguardo l’identità, la storia familiare, le connessioni, il collettivismo e il dolore”, è una lunga gig dal ritmo caraibico, in un crescendo continuo che grazie alla acustica perfetta della sala riesce ad entrarti dentro.

Il concerto, nonostante porti il nome della sola Nubya Garcia, è in realtà molto corale e anche gli altri 3 membri della band tra piano e tastiere, batteria e contrabbasso, hanno il loro spazio per fare assoli virtuosistici e che lasciano col fiato sospeso in un climax continuo, in cui a volte Nubya quasi si nasconde (continuando a ballare) in un angolo buio del palco per lasciare la scena anche agli altri musicisti.

Dopo la prima canzone Nubya Garcia inizia a parlare con il pubblico. Lo farà spesso, alla fine di ogni gig per presentare i membri della band, annunciare le prossime canzoni e comunicare con il pubblico, che invita all’interazione e al sentirsi parte dell’esibizione, senza aver paura di intervenire e dare feedback applaudendo, urlando e ballando.

Dopo il secondo pezzo, la stupenda The Message Continues, Nubya Garcia annuncia una nuova gig di cui ancora non ha un nome, e di nuovo, anche dopo l’esibizione di Before Us: In Demerara & Caura, quando presenta un’altra nuova canzone per cui è ancora indecisa sul titolo chiede la preferenza del pubblico tra due opzioni, e che presenta infine data la risposta degli spettatori come (se ho capito bene) “Shocking and Queens”. Il concerto termina infine con l’encore di Pace, canzone che apre l’album Source, con una sorprendente esplosione elettronica verso il finale.

La perfetta esibizione di Nubya Garcia e la sua band, nel suggestivo ambiente dell’Auditorium Parco della Musica, porta il segno di quella che è la firma di questa edizione del Roma Jazz Festival, all’insegna della contaminazione sonora e delle ibridazioni di genere, presentando un’artista che si fa portavoce di un jazz moderno e vivace, pieno di colori e suoni diversi e aperta alla sperimentazione senza dimenticare le proprie origini, ma anzi riscoprendole in un viaggio nella propria identità.

Di Gioele Barsotti

L’undici novembre, nella splendida e intima cornice della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, Nubya Garcia e la sua band hanno stregato gli spettatori di Roma Jazz con una miscela di sonorità provenienti da diverse parti del globo. Jazz, funk, dub, ma anche ritmi esotici convivono nell’anima della sassofonista, cantante e dj di origini afro-caraibiche. Punta di diamante della brulicante scena londinese, la musicista ha esordito due anni fa con un album chiamato “Source”, seguito all’EP “Nubya’s 5ive” e alla partecipazione all’album collaborativo “We Out Here”, una festosa raccolta dei compositori che incarnano il sound meticcio della capitale inglese.

Nubya sale sul palco pochi minuti dopo le nove, aprendo il concerto con il brano omonimo tratto dalla sua prima fatica discografica. Un brano che guarda tanto al passato, ricordando nelle melodie lo stampo di numi tutelari del genere come Herbie Hancock e Wayne Shorter, quanto alla contemporaneità, incarnata dai tappeti di Fender Rhodes sui quali si adagiano i muscolari fraseggi della solista e dalla chiara matrice hip hop di alcune sue opere. A sostenere la performer ci pensa la chimica con gli ottimi musicisti che la supportano, nella quale si stagliano ritmiche in levare, groove di contrabbasso e delicate armonie pianistiche. La musicista, dopo aver eseguito anche l’energica “The Message Continues”, si lascia andare al dialogo con i pubblico, al quale confessa a più riprese la difficoltà di scegliere il titolo per un brano strumentale e che ama suonare pezzi ancora non registrati, così da utilizzare gli spettatori come banco di prova per testare la solidità di una composizione. Non è un caso, quindi, che abbia regalato all’audience della Sala Sinopoli addirittura due inediti ancora in fase di gestazione. La musicista decostruisce il palcoscenico, azzerando la distanza con il pubblico, invitandolo a scatenarsi e ad alzarsi dalle sedie qualora non sappia resistere alle ritmiche incalzanti del concerto, contribuendo così attivamente all’esecuzione dei brani. Il concerto scorre liscio tra assoli di sax e intro pianistiche, nelle quali colpisce l’affiatamento e la maestria dei singoli musicisti. La trama sonora intessuta dalla band coinvolge e travolge fino al secondo bis, pronta a esplodere sull’ultimo brano, il trascinante “Pace”, canzone che chiude il suo album di debutto nella quale un incessante groove di contrabbasso sostiene l’intera band. A rendere più immersivo il live ci pensa anche un’intelligenza artificiale che realizza in tempo reale delle visual a ritmo di musica proiettate sul mega schermo dietro il palco. Una volta terminato il concerto lo spettatore non vorrebbe far altro che danzare, ancora e ancora, sui mantra sonori magistralmente realizzati da Nubya Garcia e la sua band.