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Minet..una sociologa e non solo

Se dovessimo spiegare l’emergenza COVID nelle scuole e nelle università come primo pensiero ci verrebbe di parlare delle lezioni a distanza. Ed è proprio così che il convegno del 18 novembre si è svolto, nel centro congressi di via Salaria 113, con la partecipazione di vari ospiti che sono intervenuti dalle loro abitazioni riguardo il convegno in memoria di Maria Immacolata Macioti, Minet, venuta a mancare lo scorso luglio.

A dar il via all’incontro è il preside della Facoltà di Scienze politiche, sociali e della comunicazione Tito Marci che narra di essa pur non avendola mai conosciuta. La descrive come una delle più importanti sociologhe che ci siano mai state alla Sapienza e che, l’interesse per l’alterità e lo studio anche di ciò che non è immediatamente visibili a tutti, l’hanno resa tale. Importante è stato l’impegno della sociologa in ambito religioso, gli studi di genere, specialmente per quanto riguarda le donne, e l’immigrazione. Materie di studio che secondo Minet non potevano essere date per scontate.

Ha seguito Pierpaolo D’Urso, descrivendo la carriera di Maria Immacolata Macioti, sottolineando l’impegno portato anche per quanto riguarda l’attività di didattica internazionale. L’intervento del direttore del CORIS Alberto Marinelli ricorda quando era studente e di come la Macioti abbia cercato di creare una rete per far sì che gli studenti potessero lavorare insieme su temi che toccano il campo scientifico, politico e umano. È riuscita sempre a intraprendere temi centrali e leggere le forme nuove della società. Un pensiero alla professoressa l’ha riportato anche Franco Ferrarotti tramite una lettera che è stata letta in aula, dove descrive la sua capacità di parlare con la gente comune e bisognosa ma non come un centro sociale bensì come sociologa. Si interroga di come sia possibile che una donna proveniente dall’alta società e a cui non mancava nulla potesse interessare una causa così lontana dalla sua realtà e conclude il suo pensiero con una frase: “che la terra che ti ricopra ti sia lieta”. Ma non è stata l’unica lettera letta. La figlia della Macioti ha voluto leggere un pensiero di un’altra sociologa spagnola, Maria Immacolata Sierra, dove parlava della sua accoglienza le poche volte che è venuta in Italia e del suo appoggio nell’integrarsi facendola partecipare a vari convegni come ad esempio a Roma ma anche all’università di Viterbo.

Vincenzo Paci invece, intervenuto da remoto, ha voluto aprire la sessione riguardo i fenomeni religiosi. Descrive l’impegno della sociologa riguardo le vicende macro-sociologiche dei genocidi e del suo impegno nello studio della vita delle donne nei campi di sterminio. Un  contributo fondamentale, secondo Paci, è stato quello di immergersi nella vita dei meno ambienti durante vari periodi del secolo. Ha deciso di dare una voce a chi non poteva permetterselo, quelle minoranze che sono sempre state accantonate dalla società ma che grazie a Minet sono riuscite a trovare anch’esse un piccolo spazio nel mondo degli studi della sociologia.