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La sostenibilità nel turismo: valorizzare e preservare la cultura del luogo

L’incontro di mercoledì 2 novembre intitolato “Il turismo sostenibile. La valorizzazione del territorio tra sostenibilità e vivir bien”, organizzato da ConLab Celio, ha avuto come oggetto di discussione le strategie di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale capaci di promuovere contesti locali nel rispetto degli usi e delle tradizioni della popolazione.

Prima di tutto il professor Reitano ha iniziato definendo l’argomento, affermando che l’analisi del turismo sostenibile consiste nell’analisi del rapporto tra attività turistiche e luoghi su cui queste hanno impatto.

È intervenuto poi il professor Alteri, il quale ha analizzato l’evoluzione del turismo da un punto di vista storico, soffermandosi poi sul degrado e le sue soluzioni nel turismo contemporaneo.
Altieri ha descritto la nascita del primo turismo di massa durante il dopo guerra, di cui la destinazione privilegiata era il Vecchio Continente, e ha riportato la stima dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, secondo cui furono circa 151 milioni e mezzo le persone alla ricerca di fortuna o di una pausa dalla vita lavorativa che viaggiavano per l’Europa. In seguito al boom economico del dopoguerra, negli anni 70 ci fu la ricaduta economica che causò la diffusione della villeggiatura, cui seguì la scomparsa delle attività manifatturiere e la standardizzazione del turismo che agevolò la riqualificazione economica delle aree urbane.
Tuttavia, nell’epoca più recente il finanziamento del turismo da parte del governo si è ridotto notevolmente, anche se questo non ha inciso sulla sua scomparsa. Infatti vi è stata una forte intensificazione del turismo di massa, motivo per cui l’obiettivo del turismo contemporaneo deve essere quello di evitare grandi ingorghi negli stessi siti turistici, che vanno a discapito dei residenti, e di offrire una molteplice varietà di risorse e servizi.

Dunque i rischi che corre il turismo contemporaneo sono tre:
-il primo riguarda il concetto della cosiddetta “città globale”, ossia varie città nel mondo si sono standardizzate su certi servizi uguali tra loro;
-il secondo riguarda la mercificazione, ossia si da ormai per scontato che nel concetto di turismo sia inclusa la vendita e dunque l’acquisto di prodotti;
-il terzo riguarda la gentrificazione, ossia il cambiamento antropologico che subisce la popolazione residente che spesso è costretta a lasciare la propria città per l’innalzamento dei prezzi e la creazione di una molteplicità di bed & breakfast, con la conseguenza di perdita della memoria storica dei suoi quartieri.

In conclusione, il Alteri ha spiegato che è necessario mirare alla sostenibilità ambientale del turismo, che consiste nel ridurre l’impatto possibile sulla cultura natale di un determinato luogo e sul cercare di dare beneficio e soddisfazione non solo ai turisti ma anche alla comunità dei residenti. Ha concluso, infatti, riprendendo la distinzione di David B. Weaver tra sostenibilità esauriente e sostenibilità minimalista, ossia il turismo sostenibile consiste nel guardare non solo al sito turistico in sé (sostenibilità minimalista) ma anche nel produrre una situazione benefica sia per i turisti sia per i residenti (sostenibilità esauriente).