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La Sapienza e il Coris per la settimana della Sociologia: Day 2

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Convegno sulle migrazioni “Le frontiere della civiltà”, per una sociologia pubblica

Mattina

Giovedì 18 Ottobre 2018 si è svolto, presso il Centro Congressi del CoRiS, il convegno nazionale “Le frontiere della civiltà. Laboratorio di riflessione critica su migrazioni, democrazia, crisi sociale” promosso dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’ambito della “Settimana della Sociologia” svoltasi dal 12 al 20 Ottobre. Ad aprire l’evento, l’intervento del Magnifico Rettore Eugenio Gaudio che, parlando di diversità, accettazione dell’altro e citando le parole di Papa Francesco sulla paura e sull’odio, ha portato i saluti ai relatori e ai partecipanti da parte dell’intero Ateneo. A seguire, l’intervento del prof. Bruno Mazzara – direttore del CoRiS – mirato a sottolineare la centralità della ricerca per la “Settimana della Sociologia” specificando che il compito di questa settimana è quello di creare una “sociologia pubblica”.

A terminare la prima parte del convegno, dedicata ai saluti istituzionali, l’intervento del Prof. Mario Morcellini – commissario AGCOM – incentrato sulla comunicazione messa in relazione con la migrazione, tema di estrema rilevanza sociale in questo momento storico. Intervistato da RadioSapienza ha dichiarato: “E’ stata la comunicazione a rendere il tema dei migranti sopravvalutato da tutti, politica compresa. E’ un raro caso in cui possiamo dire che, non solo, la comunicazione è responsabile della distorsione comunicativa pubblica ma è anche stata la base superficiale, e sono generoso, su cui la politica si è seduta e accomodata […]”.

La seconda parte del convegno ha inizio con l’intervento di Corrado Bonifazi, membro dell’Istituto di Ricerca sulle Popolazioni e le Politiche Sociali (IRPPS) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che ha mostrato alcuni dati Fronte sugli spostamenti di frontiera degli ultimi anni, dimostrando come la quantità di individui sotto protezione internazionale, fuggiti da conflitti e guerre, sia praticamente raddoppiato dal 1997 ad oggi. Subito dopo di lui, Daniele Friggeri, direttore del CEPSI, ha illustrato alcuni ostacoli economici che incontra mediamente un richiedente asilo una volta stabilitosi nel nuovo paese. Ad esempio, l’impossibilità a detenere un conto corrente, cosa che non gli consente le stesse possibilità lavorative di chi ne possiede uno in quanto in ogni forma di pagamento odierna è fondamentale l’IBAN.

Pomeriggio

I lavori del pomeriggio si sono aperti con il panel sul linguaggio, coordinato da Maria Giordano, giornalista di RadioRai3 e che ha visto la presentazione di dati riguardanti il linguaggio dei media sulla migrazione ad opera di Simone Varisco, della Fondazione Migrantes. Varisco ha presentato il XXVIII Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes. E’ partito da un dato notevole, ossia il fatto che delle oltre 4.000 notizie sull’immigrazione riportate dai Tg nazionali nel 2017, ben il 78% ha riguardato flussi migratori, terrorismo, criminalità e sicurezza: a dimostrazione che è un tema sempre più dibattuto ma che allo stesso tempo se ne parla sempre peggio. A seguire sono stati analizzati molti dati sull’immigrazione a livello globale e nazionale, che mostrano come l’Italia sia lontana dall’essere “invasa”, inoltre la maggioranza dei cittadini stranieri è nata proprio nel nostro Paese.

I dati mostrati rappresentano una evidente discrepanza tra la reale presenza di stranieri in Italia e la percezione dell’opinione pubblica su questo fenomeno. Due dati su tutti: il 34% dei detenuti in carcere in Italia è straniero ma non si tiene conto del fatto che molti di questi soggetti beneficiano molto meno degli italiani di misure alternative; inoltre la tanto conclamata invasione islamica non corrisponde ai numeri: il 57% degli stranieri in Italia è cristiano.

Marco Binotto del Coris ha presentato un intervento dal titolo “Ai confine dei media. Frame e rappresentazioni delle migrazioni nello spazio pubblico italiano”. Per Binotto si parla di immigrazione nello stesso modo dagli anni ’90 e il linguaggio di oggi è stato sdoganato per sedimentazione. Secondo il professore il frame negativo che si dà all’immigrazione deve e può essere contrastato con un controframe, un’altra immagine di mondo.

A seguire Roberto Natale, delle Relazioni Istituzionali RAI, ha concentrato l’attenzione proprio sul linguaggio, che rende l’Italia “il regno del percepito”: caratteristiche come uno stile accattivante usato per catturare l’attenzione, lo share e le tirature, troppo spesso vanno a discapito della verità dei fatti. Inoltre “nell’era dei social media, l’uso corretto del linguaggio giornalistico non compete solo ai giornalisti stessi, ma a tutti noi.

Luca Di Sciullo dell’IDOS (Dossier Statistico Immigrazione) è partito dall’assunto di base che l’essere umano è fatto di parole: da quelle che ascoltiamo a quelle a cui crediamo. Per questo, nella comunicazione avere parole di verità ne va del destino nostro e delle nostre società.

Mai come nel 2018 c’è stata manipolazione del genere attorno alle parole riguardanti l’immigrazione, con un abbassamento del livello che ha riprodotto delle “chiacchiere da bar” in un contesto istituzionale. Oggi la gente ascolta più la pancia che i numeri, e la politica asseconda ciò. Internet ha avuto un ruolo fondamentale in queste dinamiche: sul web oggi il parere di uno studioso è uguale a qualsiasi altro parere. Internet è sì un mercato delle idee, ma le rende tutte uguali.

La gestione “linguistica” dell’immigrazione viene così semplificata ad un diffuso tiro al bersaglio verso l’immigrato, considerato colpevole di tutto.  Duro invece l’intervento di Angelo Zaccone Teodosi che ha definito il nostro un “paese distorto”, in cui Stato e istituzioni latitano. Anche la Rai per Zaccone ha dimostrato grande disinteresse sul tema migrazioni: pochi programmi e ai margini dei palinsesti.

Il secondo panel del pomeriggio, incentrato sulla rappresentazione, coordinato da Mariella Nocenzi del CoRiS-Sapienza, ha visto l’intervento del professor Marco Bruno dal titolo “Di viaggi e di approdi”. Immagini e immaginario delle migrazioni. Il docente, che insegna sociologia delle industrie culturali sempre presso il CoRiS, ha mostrato il punto di vista sociologico nel cinema sulle immigrazioni.

E’ stata fatta l’analisi su 50 film italiani. Il cinema ha avuto un rapporto privilegiato con la modernità, con le identità complesse e con le migrazioni stesse. Ha fatto notare il professore che un topos molto importante usato dal cinema è stato quello del viaggio. Da qui una moltitudine di significati si sono sviluppati: il viaggio come dislocamento fisico ed esistenziale, ma anche come trasformazione del sé e come scoperta della propria alterità. Non tralasciando altri elementi come il mare, visto come icona dell’attraversamento (tra sbarchi, approdi e naufragi), e le isole, viste come paradigma del glocale con i suoi spostamenti e attraversamenti.

Dopo Marco bruno interviene Andrea Costa, di Baobab Experience, che ricorda come al tema dell’immigrazione siano sempre associate parole che connotano negativamente il fenomeno. Costa riporta un esempio da Repubblica: un titolo che recitava “A Rigopiano morto un senegalese, incensurato”, e sottolinea come cose di questo genere “fanno danni enormi”, auspicando, infine, un cambiamento di atteggiamento da parte dei media.

Tommaso Meo, Francesco Cucci, Marina Taliercio, Enrico Salvi e Pietro Sorace.

      Intervista Nocenzi (online-audio-converter.com)

 

      Intervista_Simone_Varisco