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La Resistenza digitale

Nonostante la quarantena, è stato ancora una volta il 25 aprile che la grande storia partigiana merita. Non è passato inosservato. Le celebrazioni non sono saltate, ma si sono reinventate. Infatti le piattaforme social sono state l’alternativa digitale alle strade e alle piazze che solitamente, nel giorno della Liberazione, si riempiono di canti, bandiere e commemorazioni.

E mentre il Presidente Mattarella, in solitudine, rende omaggio al milite ignoto, da migliaia di balconi e finestre, in tutta Italia, ha risuonato lo storico canto de “o bella Ciao”, insieme ad altre pietre miliari della musica popolare partigiana. Allora è attraverso note e voci che un corteo virtuale ha sfilato per le vie deserte di Milano, Roma, Genova e altre città del Paese, a riprova di una memoria storica che, dopo 75 anni,è più vivida che mai. Sono proliferate storie instagram e post su facebook dedicati a racconti e testimonianze della Resistenza italiana. Citazioni e documenti storici hanno circolato attraverso le vie digitali, in una collettiva celebrazione 2.0 del 25 Aprile.

Certo, con likes e visualizzazioni, non è possibile compensare alla mancata esperienza concreta e fisica delle manifestazioni di piazza, ma un modo è stato trovato e rincuora. Perché, purtroppo, tanto spirito antifascista non è universale. C’è ancora chi il 25 aprile non festeggia. Chi si estranea e, anzi, minaccia il patrimonio di valori e principi che nero su bianco nella nostra Costituzione, regolano il nostro vivere democratico. C’è ancora chi, nel paradosso più sfacciato, invoca la libertà di pensiero per disprezzare la vita altrui se straniera, omosessuale o se l’altro, è donna. Razzismo, sessismo, omofobia e ogni altra forma di offesa alla dignità umana per quanto condannate dal compromesso costituente, non hanno cessato di serpeggiare nei più bassi istinti di molti.

Allora vigilanza, partecipazione e mobilitazione per difendere quanto conquistato da partigiane e partigiani, con il sacrificio della loro stessa vita, seminando e accudendo il profumato fiore della libertà.
E non può mancare un pensiero speciale agli studenti che passeranno il testimone storico della memoria con la condivisione di una delle lettere partigiane più cliccate in questa Resistenza digitale. E’ la lettera di Paola Garelli, 28 anni, nota anche con lo pseudonimo di Mirka, partigiana morta fucilata nel 1944 da un plotone fascista. Queste le parole per sua figlia:

«“Mimma cara, la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia e ubbidisci sempre agli zii che t’allevano, amali come fosse io. Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai più grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo. Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandoti. La tua infelice mamma”.»

Studiate e crescete antifascisti.
Buona Liberazione.

Giulia Di Censi