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“La parvenza delle certezze”. L’arte di Flaminia Bonfiglio in mostra a Roma

"La parvenza dele certezze". La mostra di Flaminia Bonfiglio aperta fino al prossimo 9 giugno presso la Basilica di San Marco Evangelista.

"La parvenza dele certezze". La mostra di Flaminia Bonfiglio aperta fino al prossimo 9 giugno presso la Basilica di San Marco Evangelista.

Gocce di arte bagnano il centro di Roma, presso la Basilica di San Marco Evangelista è aperta al pubblico la mostra LA PARVENZA DELLE CERTEZZE dell’artista Flaminia Bonfiglio curata dal professor Carmine Benincasa, l’esposizione è accessibile gratuitamente tutti i giorni fino al prossimo 9 giugno.

L’installazione allestita in uno dei luoghi più suggestivi della capitale, propone una selezione dei lavori artistici realizzati con tecnica digitale ma con connotazioni realistico-tradizionali, attraverso gli occhi e la sensibilità di un’artista sperimentale dalla spiccata personalità e raffinatezza e dalla tecnica sofisticata.

“Sono un’artista curiosa e sperimentale – spiega Flaminia Bonfiglio – che non vuole fossilizzarsi su una tecnica, un soggetto specifico o uno strumento, ma lasciarsi trasportare da ciò che richiede l’immagine che voglio rappresentare. La mia arte è figurativa e spesso realistica ma l’immagine non racconta mai nettamente quello che mostra; il mio è spesso un gioco tra disegno e titolo. Sono attratta da sentimenti comuni a tutti e incuriosita dalla ricerca di un’unica opera per rappresentarli”.

“L’arte – prosegue – non deve essere solo per pochi, l’arte è per tutti ed è una fortissima fonte di comunicazione. Studiare le sue varie espressioni storiche è importante quanto avere la possibilità di lasciarsi semplicemente travolgere ed emozionare. Credo che l’arte, in tutte le sue forme, rappresenti una chiave di unione universale visto che ‘sentire’ è comune a tutti.

Mi piacerebbe riuscire a comunicare attraverso i miei lavori che non esiste tecnica o tradizione che riesca a differenziare negativamente una storia raccontata o un’emozione descritta. La sensazione che un’immagine richiama non può dipendere dalla sua fattura ma deve dipendere solo dalla sua espressione. Non esiste studio o cultura per imparare a sentire un disegno, la bellezza sta nel farsi travolgere senza pensiero”.

Il tema della mostra è proprio la scissione fra tradizione e arte digitale, andare oltre i limiti tangibili e conosciuti, l’apparenza delle certezze come superamento di una classicità manifesta del disegno per mettere lo spettatore di fronte a un’applicazione tecnica più empirica e innovativa. Un dualismo che soverchia le convenzioni ma dietro al quale c’è un intenso studio. Le opere esposte, infatti, sembrano tele a olio o acrilico o acquarello ma in verità sono digitali. Il limite del mezzo per produrre arte non esiste è un limite mentale che ci si pone nel momento in cui non si conosce fino in fondo lo strumento.