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Guglielmo Doryu Cappelli: essenza e sostenibilità

      Intervista a Guglielmo Doryu Cappelli

Stamattina alle ore 09:00 nell’aula di Geografia dell’edificio di Lettere e Filosofia ha preso avvio un ciclo di incontri dal tema “Religioni, dialogo, sostenibilità”.

In questa prima giornata ad intervenire è stato Guglielmo Doryu Cappelli. Maestro, insegnante di Meditazione Zen e guida spirituale; nel 2006 ha fondato il Centro Zen Anshin a Roma, nel Marzo 2015 ha ricevuto la Trasmissione del Dharma dal suo maestro Okumura Roshi.

Il suo intervento ha toccato diversi argomenti.

Nella prima fase si è basato sulla descrizione di quelli che sono gli elementi essenziali del giardino di un tempio buddista, tra i quali lo: tsukubai. Questo potrebbe sembrare una semplice vasca di pietra con uno scavatura quadrata al centro, viene riempita d’acqua con la quale ci si cosparge per purificarsi prima di entrare nel tempio, la sua particolarità ed unicità sta nei 4 caratteri iscritti nella pietra, i quali messi in relazione con il quadrato formano una frase che vuol dire: “io quello che faccio è soltanto realizzare l’appagamento” che può essere tradotta anche come “sono contento con quello che ho”, per comprendere che bisogna imparare ad essere felici e soddisfatti per raggiungere il fulcro dell’essenza piena della realizzazione interiore.

La pace dello spirito e il benessere sono essenziali per l’appagamento al fine di raggiungere il Nirvana, nel quale si arriva all’estinzione della sofferenza: condizione di disagio causata dalla sete continua di saziare il proprio ego che porta a voler accumulare sempre più cose materiali.

Per il buddismo, una delle basi fondamentali, è che niente ha un’esistenza intrinseca. La pienezza di vita, la voglia continua di circondarsi di cosa per realizzare i desideri è un meccanismo che viene da dentro di noi e dall’esterno, soprattutto dal processo di marketing che crea continui bisogni.  Il desiderio di avere di più, la sete di cose ha portato il pianeta alla tristezza.

Il secondo concetto importante, strettamente collegato a quanto appena detto, riguarda il legame tra il Buddismo e l’ecologia. Secondo alcuni studiosi, le radici storiche della crisi ecologica sono colpa della tradizione cristiana, poiché l’uomo, essere superiore rispetto alle altre creature, si è sentito autorizzato ad ergersi a dominatore della natura, è stato questo il momento in cui è iniziata la distruzione del pianeta. A limitare questa visione pessimista, ci ha pensato Francesco D’Assisi, andando con la sua filosofia di vita ad avvicinarsi alla natura.

Ogni cosa in natura ha un’origine ben precisa e un corso di vita, condiviso da tutti (nascita, vecchiaia, disagi, sofferenze sono totalmente universali). La virtù del buddismo che basa la sua etica sulla compassione, con significato differente da quello dall’idea giudaico cristiana, deve il suo input all’etimologia che si rinviene nella parola latina “cum patior”: sentire insieme nel senso di “soffrire con”. Dunque, essere compassionevoli verso tutte le forme di vita: piante, animali, uomini al fine di riuscire ad abbracciare tutte le esistenze. C’è bisogno di creare un ambiente nel quale tutti vivano felici che siano: sicuri o insicuri, deboli o forti, visibili o non visibili, vivi e morti. La morte, la cui essenza è la consapevolezza che non una fine, ma una rinascita, con la quale si ha il passaggio ad un’altra condizione di esistenza.

L’ultimo punto fondamentale della riflessione ha reso chiaro il titolo dell’incontro: “Senza lasciare traccia: indicazioni del Buddhismo per uno sviluppo sostenibile”.  Nel passaggio ha reso esplicito il concetto del discorso Karma, in questo si ripercuotono le Azioni e tutto quello che noi facciamo (pensieri, parole, azioni), è un continuum, un movimento circolare che produce il pensare prima di agire, non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te. Seguendo questo leitmotiv ci si può liberare degli atteggiamenti distruttivi, dell’odio e dell’inquinamento mentale che si ripercuote in quello globale. In un processo di studio e crescita personale su sé stessi, si raggiunge un’intimità profonda personale che permette di capire cosa ci rende vivi e sapere di essere frutto qualcosa di più grande, porta ad aprirsi alla dimensione della vastità.

I prossimi incontri, che saranno aperti al pubblico, si svolgeranno nelle giornate del 06 e 16 dicembre.