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Festival della Sociologia 2021: next society tra natura, cultura e politica

Il Festival della Sociologia di Narni è un evento unico nel suo genere in Italia. Nato nell’ottobre del 2016, fin da subito diventa un punto di incontro per riflessioni e dibattiti sia tra figure di spicco del mondo accademico e del settore sociologico, sia tra diversi esperti in varie branche legate alla società civile. Con ciò, non solo si vuole creare un dialogo proficuo sulle questioni sociologiche, ma si vuole arrivare a capire e comprendere la società attraverso rappresentazioni sociali frutto delle espressioni di molti artisti sia in ambito cinematografico che fotografico, sia in quello musicale che teatrale.

Oltre alla collaborazione sinergica dell’Associazione Italiana di Sociologia con il comitato e la segreteria scientifica-organizzativa, il Festival vede il coinvolgimento attivo di molti docenti e studenti del Corso di Laurea in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza, in quanto sia considerato il frutto più prezioso del Corso, nato con lo scopo di coniugare la sfera sociologica con quella ambientale in cui l’individuo vive, comunica e si esprime.

Il Festival della Sociologia del 2021

Anche quest’anno RadioSapienza è stata media partner del Festival della Sociologia, per questo motivo abbiamo scelto di essere fisicamente presenti nella giornata dell’ 8 Ottobre – la seconda giornata delle tre previste dal Festival di quest’anno – durante la quale abbiamo avuto modo di intervistare figure di spicco per ogni panel presente.

Come ogni anno, anche quest’anno il programma percorre e coinvolge diverse questioni attraverso sia il confronto nei diversi panel tematici, tenuti da esperti, sia le lectio magistralis, tenute da pilastri della sociologia. Il nucleo centrale è stato la next society, abbracciata ed esaminata attraverso la sfera naturale, politica e culturale.

Dopo la crisi determinata dal Covid-19, le questioni sociali sono al centro delle azioni e delle strategie che guardano al futuro. La sociologia, in questo, ha un ruolo fondamentale nella ricostruzione e nella comprensione dei «processi di frammentazione» che si sono venuti a creare. Come afferma durante il suo intervento Maria Caterina Federici, direttrice scientifica dell’Associazione del Festival: «queste giornate hanno l’ambizione di creare un dialogo con il sociale, una cornice narrativa che fatica a ricomporsi», che in modo pragmatico vuole mettere insieme un «nuovo umanesimo altruistico» necessario per costruire «reti solidali».

Abbiamo affrontato l’importanza del Festival della Sociologia e delle tematiche scelte quest’anno con il professore Alessandro Cavalli, docente di Sociologia presso l’Università di Pavia.

      Intervista a Alessandro Cavalli

È importante che i festival, come quello della Sociologia, abbiano come mantra delle caratteristiche, fondamentali per raggiungere i loro scopi sociali e dare una loro prova empirica effettiva. Tre di queste vengono elencate dal professore Mario Morcellini – presidente del Consiglio direttivo dell’Associazione del Festival della Sociologia – durante il suo intervento al Teatro Comunale di Narni. I Festival devono avere la capacità «di attraversare i saperi, un trasversalismo che consente di non avere una lettura unilaterale» delle questioni; di essere «intergenerazionali»: riuscire a rappresentare e coinvolgere tutte le generazioni deve essere un «goal dei festival».

Abbiamo approfondito l’importanza dei festival con un’intervista al professore Morcellini.

      Intervista a Mario Morcellini

Dopo i dovuti saluti istituzionali e l’introduzione dei lavori, prende la parola con una lectio magistralis Giuseppe De Rita – presidente del Centro di Studi Investimenti Sociali (CENSIS) – durante la quale affronta la tematica della responsabilità sociale della Sociologia. Negli anni il rapporto della sociologia con la responsabilità sociale è cambiato. L’ «analisi sociologia della realtà italiana dei nostri studi sociali è stata una realtà molto finalizza e molto interna ai soggetti e ai processi». Prima degli anni ‘70, la «responsabilità sociale era parte della cultura», intrinseca in quella generazione che era considerata del «nuovo» e dello «sviluppo». Infatti, gli studiosi prima «si buttavano dentro la realtà sociale, senza remore», ad un certo punto però la «compenetrazione della cultura sociologica con i processi reali e i soggetti reali diventa difficile». Dopo il ‘68 «c’è stato un momento di rottura, perché la cultura sociologica ritratta rispetto alla responsabilità sociale» poiché non c’era più il senso di appartenenza alla società, ma anzi un senso di ribellione e di esternazione da essa. Lo sbaglio al tempo della sociologia è stato quello di non «invischiarsi» nelle queste questioni di una realtà che era diversa e non accettata, ma il gesto stesso di «decidere di rimanere fuori» e di ritrarsi ha reso quella stessa realtà «incomprensibile».

Abbiamo approfondito, nell’intervista al sociologo Giuseppe De Rita, il concetto di responsabilità sociale e il suo rapporto con la sociologia.

      Intervista a Giuseppe De Rita

Dopo aver esaminato una sociologia del passato, viene automaticamente da porsi la domanda se Esiste una sociologia del futuro?. Questo è infatti il tema affrontato nel panel al Cinema Mario Monicelli, in collaborazione con Italian Institute for the Future, durante il quale hanno preso la parola Filippo Barbara, Paolo Jedlowski, Giuliana Mandich e Vincenza Pellegrino.

Il concetto di futuro viene affrontato attraverso i future studies, che prendono in esame il genere plurale del termine. Questo perché i «prossimi futuri» sono molteplici – come afferma nel suo intervento Paolo Jedlowski, professore ordinario di Sociologia all’Università della Calabria. Jedlowski, specializzato in studi sulle memorie, prende in esame le esperienze delle memorie dei futuri passati, utili a comprendere quelli prossimi.

In questo studio dei futuri, bisogna soffermarsi sull’importanza delle scienze sociologiche, che in quanto discipline «si occupano di utopia ottica nella società». Infatti, nel cambiamento, l’accettazione del diverso e la sua inclusività «porta sempre incertezza» – esplica Filippo Barbera, professore ordinario del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino – poiché senza «la genesi e la ricostruzione di diversi campi» le diverse condizioni sono incomprensibili in quanto «coordinate e cooperative».

Entrando più nello specifico nel punto di vista del soggetto, la sociologia sembra la scienza che deve trovare un punto d’incontro tra soggetti distinti. La professoressa Vincenza Pellegrino – docente di Sociologia e Politiche sociali al Dipartimenti di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali dell’Università di Parma – affronta la questione analizzando «le aspirazioni» in quanto soggetti diversi dalle ambizioni e dall’eredità che ogni individuo può avere.

Abbiamo voluto approfondire il concetto di futuri plurali e del ruolo della sociologia in quanto disciplina ausiliatrice e generatrice di un punto d’incontro tra soggetti distinti con la professoressa Vincenza Pellegrino, membro del comitato dell’Italian Instituite for the Future.

      Intervista a Vincenza Pellegrino

Come già detto in precedenza, le scienze sociologiche hanno un ruolo centrale nella comprensione dei meccanismi e dei processi sociali, riuscire a capire questi è considerato il primo passo verso la risoluzione di alcune questioni e problematiche sociali.  Per questo motivo durante un panel svolto al Teatro Comunale di Narni si affronta la questione dei Nuovi modelli di corruzione tra macro e micro, in cui sono intervenuti Annamaria Rufino, Ernesto Savona, Raffaele Cantone e Antonio La Spina.

Abbiamo chiesto di approfondire il ruolo della sociologia nella lotta contro la corruzione alla professoressa Annamaria Rufino – docente ordinaria di Sociologia all’Università della Campania Luigi Vanvitelli – e al professore Antonio La Spina – docente di Sociologia del Diritto, della Devianza e delle Organizzazioni criminali presso L’Università LUISS.

      Intervista a Annamaria Rufino
      Intervista a Antonio La Spina

Tra i meccanismi e processi di cambiamento della sfera sociale rientra anche quella sessuale, con la quale ci si interroga Quale identità sessuale fra natura e cultura? affrontando la persistenza e i cambiamenti nella società contemporanea. A trattare la questione in questo panel sono stati Costantino Cipolla, Fabio Corbisiero e Mariella Nocenzi.

«La sessualità è una dimensione sotto rappresentata per i motivi culturali». Quando parliamo di sessualità non possiamo non parlare di alterità. Come sostiene la professoressa Mariella Nocenzi – membro dell’Associazione italiana Sociologi (AIS) specializzata negli studi di genere e docente di Politiche sociali per la cooperazione e Fondamentali di scienze sociali presso l’Università di Roma La Sapienza – quando parliamo di sessualità dobbiamo tenere a mentre tre principali punti in cui affrontarla come il genere, le generazioni e il mondo digitale. Bisogna considerare la sessualità nella sua intersezionalità con il quale viene meno la visione di un qualcosa già predominato.

Abbiamo chiesto di approfondire la questione della sessualità alla professoressa Mariella Nocenzi.

      Intervista a Mariella Nocenzi