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Esce “Don’t Bother” l’album d’esordio di Feexer

Un inno ad azzannare la vita

Il 4 Novembre scorso esce su tutte le piattaforme musicali “Don’t Bother”, l’album d’esordio di Feexer, pseudonimo dell’artista e produttore modenese Manuel Ciccarelli e al tempo stesso nome della band.

Manuel ha fatto parte della ricca scena alternativa italiana durante gli anni trascorsi come cantante degli Zeroin, che gli hanno permesso di cavalcare alcuni conclamati palchi italiani assieme ad artisti dalla fama di Gary Numan e The Zen Circus.
Questa prima fase di carriera dell’artista, ha segnato l’inizio di un percorso di sperimentazione di suoni ed alchimie più personali ed intimistiche durato fino alla pubblicazione del suo primo disco, di cui ha diretto personalmente la produzione, suscitando l’interesse di diversi addetti ai lavori della scena locale modenese.
Da qui deriva il contributo di Stefano Mazzoli, batterista ed ex componente degli Zeroin, che ha guidato la stesura finale del disco, e di Giuseppe Bassi, dysFUNCTION Productions, che ha aggiunto con perfetta intuizione quel tocco finale ad una produzione in fase già molto avanzata.

Da tutto ciò prende forma il progetto Feexer, una musica che naviga a cavallo tra il rock alternativo britannico e alcune correnti della musica indipendente americana, dove agli intrecci di voce e chitarra acustica si fondono ritmiche più potenti amalgamante da innesti elettronici.

Anticipato dai singoli “What It takes” e “Missing” nasce “Don’t Bother”, che al contrario del senso letterale “Non preoccuparti” vuole essere un inno ad azzannare la vita sopratutto quando è lei ad urlarci contro. Lo si interpreta chiaramente dal video del singolo “What It Takes” – girato allo Zeta Factory di Carpi, nella “Mecca” della scena alternativa emiliana, con la speciale produzione di Paolo Viesti e Joba insieme al registra Roberto Zampa – dove prende scena il connubio, molto contemporaneo, tra urgenza e lassismo: l’uomo che seppur costretto a camminare alla cieca tra forze repulsive che fanno sbandare e mani che afferrano per incollarlo al fondo, non smette di far andare i suoi passi finchè il buio non lascia di nuovo spazio alla luce.

Un chiaro invito questo, rivolto non solo agli artisti della musica alternativa italiana che hanno conosciuto troppi pochi risalti dopo gli anni Duemila, ma anche a tutto il pubblico di ascoltatori, affinché il rumore (e l’incertezza) che percepiamo dall’avvenire non renda totalmente sordi, ma faccia gridare ben più forte.