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Se dalla Prima Repubblica c’è qualcosa da imparare nell’approccio alle migrazioni

Presentato ieri a Roma l’ultimo numero della storica rivista Affari Sociali Internazionali dedicato all’immigrazione in Italia nella Prima Repubblica, curato da Franco Pittau, presidente onorario di Idos

      Intervista a Franco Pittau
      Intervista a Luca Di Sciullo

Questo lavoro, che condensa la lunga esperienza di ricerca di Franco Pittau, dischiude alla conoscenza aspetti spesso poco conosciuti, quali la presenza dei profughi in Italia nell’immediato dopoguerra, l’accoglienza dei rifugiati negli anni appena successivi (fossero essi “boat people” vietnamiti o cileni in fuga dal regime di Pinochet), l’insediamento delle prime collettività di immigrati già a partire dalla fine degli anni Sessanta.

Fu la Corte Costituzionale a dare forte impulso all’approvazione della prima legge sull’immigrazione, in applicazione dell’articolo 10 della Costituzione, e con gli occhi di oggi sorprende la straordinaria apertura dimostrata dalla popolazione e dai politici del tempo.

Le minacce terroristiche perpetrate in contemporanea agli aeroporti di Vienna e di Fiumicino e l’attentato di Ali Agca a papa Giovanni Paolo II destarono forte impressione pubblica ma non bloccarono l’impegno legislativo in tema di immigrazione, efficacemente portato a termine nel 1986 dall’on. Foschi e nel 1990 dall’on. Martelli, in entrambi i casi con ampia maggioranza trasversale, incluso il supporto del Partito comunista all’opposizione.

Questa ricerca, attingendo agli atti parlamentari, mostra l’impegno dispiegato nel tessere la tela delle intese e delle mediazioni politiche, come la capacità di unire l’amore per l’Italia con l’adesione all’Europa e agli organismi transnazionali, senza confondere patriottismo e nazionalismo né mettendo in discussione o aggirando gli obblighi internazionali di accoglienza e protezione dei migranti.

La ricerca offre anche un quadro inedito dello straordinario apporto di mons. Luigi Di Liegro in ambito sociale, interculturale e sanitario, con l’apertura a obiettivi e percorsi oggi divenuti patrimonio comune.

Si tratta di una ricognizione storica che, lungi dal mitizzare il periodo della Prima Repubblica, intende evidenziare come durante quella stagione, quando in Europa prevaleva un approccio restrittivo, nella falsa illusione di un insediamento temporaneo degli stranieri, le politiche nostrane riuscirono, anche grazie a un lavoro di mediazione trasversale tra le varie sensibilità politiche, a sostenere una linea di sostanziale apertura verso le persone immigrate e rispettosa dei valori interculturali.

Una lezione che, a parere di Idos, andrebbe oggi acquisita, come lascito di un passato di cui sarebbe utile e fruttuoso recuperare, a vari livelli, lo spirito d’accoglienza e di inclusione sociale.

(Interviste realizzate da Andrea Pranovi)