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Come “leggere” lo spazio per saper vedere l’architettura

Con il saluto del Rettore Eugenio Gaudio si è aperta il 13 marzo la presentazione, presso l’aula magna della Facoltà di Architettura a Valle Giulia, del volume “Saper leggere l’architettura” di Mario Docci ed Emanuela Chiavoni.

Gli interventi dei relatori, primi fra tutti, quelli di Anna Maria Giovenale, Preside della Facoltà di Architettura, e di Carlo Bianchini Direttore del Dipartimento di Storia, disegno e restauro, hanno descritto l’opera come un testo fondamentale per poter conoscere e comprendere a fondo la complessità dell’architettura, cogliere la relazione tra gli elementi di una struttura e superare la superficialità di analisi di cui spesso è vittima la scienza della progettazione.

La coppia di autori, entrambi accademici di esperienza, individua nel disegno l’elemento metodologico principale sia per fase di progettazione che di analisi ex-post di architetture esistenti. A quasi cinquanta anni di distanza quest’opera rievoca, almeno nel titolo, un testo di Bruno Zevi, il quale nel suo “Saper vedere l’architettura” (1948) denunciava la diffusa e preoccupante ignoranza di linguaggi e metodi utili per la comprensione di edifici urbani ed extraurbani.

La sostituzione nel lavoro di Docci e Chiavoni del termine “vedere” con “leggere” non è casuale, ma si pone come un invito, rivolto ad esperti del settore e non, ad andare oltre un prima percezione soggettiva per approcciarsi invece con un metodo di analisi sistemico all’architettura, capace di cogliere l’organicità delle costruzioni e le varie interconnessioni dei singoli elementi con il tutto. Non è sufficiente, dunque, “vedere”, ma si deve decodificare il significato delle strutture, coglierne le relazioni con il contesto storico/sociale, urbano e ambientale.

Nell’era del digitale è cambiata molto anche la professionalità dell’architetto: si è perso, a detta degli autori, l’elemento basilare di ogni progetto, il disegno (a mano libera) come pura e diretta espressione dell’idea. L’analisi grafica che da qualche tempo è stata trascurata costituisce invece il cuore vitale di ogni architettura: fondamentale strumento in fase progettuale e prezioso metodo di scomposizione/studio delle strutture storiche già esistenti.

Questo saggio scritto a quattro mani si pone forse in contro tendenza rispetto all’andamento generale del settore, ma vuole ricordare, attraverso un focus (nella seconda parte del volume) su 47 grandi opere che spaziano dall’antichità greca alla contemporaneità, l’importanza dell’analisi grafica e dello studio del passato per poter comprendere a pieno il presente ed essere in grado di progettare nel futuro.

Un recupero di quelle che sono le strumentazioni tradizionali non è da considerarsi una retrocessione sul cammino dell’innovazione, ma anzi come un processo doveroso ed ineliminabile, il quale, accanto ad uno spirito interpretativo critico sarà il solo percorso possibile verso una progettualità davvero moderna, consapevole e attenta alle necessità dell’uomo, ricordando quindi quanto l’architettura faccia parte della nostra vita.

      Intervista Prof.ressa Giovenale AETrim1489425809963 AEMerge1489425849960