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Anni ’80 : un decennio di transizione

      Intervista a Fabio D'Andrea

Che gli anni ’80 siano un decennio ricco di contraddizioni è fuori discussione. Anche per questo motivo giovedì, presso l’aula Magna del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, si è deciso di parlarne insieme ai docenti del Coris Silvia Leonzi e Giovanni Ciofalo, Fabio Tarzia, Docente di Sociologia dell’immaginario e Fabio D’Andrea, Segretario della Sezione Immaginario-AIS-Università degli Studi di Perugia.

Ci si è soffermati su racconti, simboli e miti, sugli immaginari di quel decennio:  ne evince che gli anni ’80 erano particolari. Ma perché se ne parla ancora? Forse perché in quell’epoca storie e immaginari sembrano moltiplicarsi. Raccolgono l’eredità dei decenni precedenti, la custodiscono e la stravolgono al tempo stesso. Questo il processo che li ha resi unici.

Due su tutti gli eventi drammatici a lasciare il segno: il terremoto in Irpinia a livello nazionale e il disastro nucleare di Chernobyl sullo scenario internazionale. Ma sono anche gli anni delle svolte dal punto di vista politico. Negli Stati Uniti Ronald Reagan vince le elezioni e sale alla Casa Bianca, muore Tito il sanguinario dittatore jugoslavo, Nelson Mandela, giunto quasi alla fine di un lunghissimo periodo di detenzione durato 27 anni, pone le basi per essere eletto Presidente del Sudafrica e conquistare il Nobel per la pace, a Ginevra Gorbačëv e lo stesso Reagan si incontrano per arrestare la corsa agli armamenti tra USA e URSS, evento che qualche anno dopo si tradurrà nella caduta del muro di Berlino e nella fine di un conflitto durato quasi mezzo secolo.

Musicalmente sono gli anni del cambiamento e dell’innovazione, caratterizzati da un’incredibile proliferazione di generi e sottogeneri. A ciascuno di questi vi è legata una certa ideologia e una determinata realtà socioculturale. Questo è il motivo per cui non si mischiano. La conferma è rintracciabile nelle top charts. Infatti, in cima alle classifiche c’è una grandissima varietà di artisti, mai catalogabili tra loro, dai Depeche Mode a Stewie Wonder passando per i Queen e Michael Jackson, artista più venduto del decennio. Le tonalità vanno aprendosi verso la dimensione elettronica, sempre più in ascesa insieme all’utilizzo dei sintetizzatori. Anche le modalità di fruire dei contenuti musicali formano una sorta di “melting pot” cronologico tra i riti del passato legati al vinile, i nastri delle musicassette del presente riavvolti con le matite e i lettori cd del futuro prossimo, pronti a diventare protagonisti del mercato nel decennio successivo.

Le serie TV si affermano definitivamente. Affrontano questa frenesia culturale attraverso due modelli: uno che guarda al passato, agli anni ’50 del boom economico e del nucleo familiare solido, “Happy Days” su tutte. L’altro modello guarda decisamente al futuro, proponendo trame ambientate nei decenni successivi. Tra queste va citata “Supercar”, le cui vicende si svolgono nei primi anni 2000. Si intravede l’accettazione del presente ripercorrendo il passato o immaginando il futuro.

Negli 80’s, mentre le subculture si moltiplicano e prendono forme spesso uniche e stravaganti proprio perché riescono a non fondersi tra di loro, l’industria culturale si realizza, divenendo un vero e proprio sistema compiuto.

 

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