RadioSapienza

Il Futuro Ascoltalo QUI. La radio ufficiale della Sapienza

Al Dipartimento PDTA una conferenza su “Patrimonio culturale, welfare urbano e sperimentazione”

      Intervista a Francesca Moraci
      Intervista a Mosè Ricci

Mercoledì 19 ottobre 2022, dalle 14:30 alle 17:15, si è svolta presso la sala Piccinato del Dipartimento PDTA (Pianificazione Design Tecnologia dell’Architettura) la conferenza dal titolo Patrimonio culturale, welfare urbano e sperimentazione. Il contributo delle discipline del progetto.

La conferenza si situa all’interno del convegno Patrimonio culturale e rigenerazione urbana. Luoghi materiali e immateriali tra storia progetto e racconto (18, 19 e 20 ottobre 2022) organizzato da ll Laboratorio Progetto Roma del Dipartimento PDTA dell’Università Sapienza di Roma.

Un convegno che propone la necessità di focalizzarsi su alcune strategie che risolvano la questione urbana odierna: siamo sempre più in presenza di parti di città italiane in condizioni di marginalità. Vengono illustrare strategie che promuovono la rigenerazione ambientale, la rivitalizzazione sociale, la valorizzazione economica e soprattutto culturale. Il patrimonio culturale di ogni città è infatti una risorsa che stimola lo sviluppo economico, puntando sul vissuto storico e artistico di una città.

La conferenza del 19 ottobre è stata introdotta da Carmen Mariano, presidente del Corso di Laurea Magistrale in “Architettura-Rigenerazione urbana” della Sapienza. La professoressa Mariano ha messo in luce come, attraverso il contributo dei relatori invitati, si avvii una riflessione etica, sociale e interdisciplinare sui temi trattati durante le conferenze del convegno.

Il primo relatore a parlare è stato Fernando Moral Andrés, direttore del Dipartimento di Architettura Universidad Nebrija di Madrid, che ha portato in esame due luoghi storici di Madrid riconvertiti oggi ad una nuova funzione sociale: il Matadero e la Tabacalera. Il Matadero, ex mattatoio del XX secolo, è oggi un centro per le arti contemporanee. La Tabacalera, un’antica fabbrica di tabacco, è diventata un centro culturale che promuove le arti con installazioni, eventi e corsi.

Sono esperienze che rappresentano in maniera emblematica come la componente edilizia del patrimonio storico e culturale può garantire l’inclusione sociale, che di conseguenza porta uno sviluppo anche sul versante economico.

È intervenuto poi Paolo Desideri, architetto, socio fondatore dello studio ABDR e professore ordinario del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre.

Tra i più noti progetti di Desideri troviamo: la nuova stazione di Roma Tiburtina (2011); le stazioni della metro di Libia, Annibaliano e Conca d’Oro della Linea B1 di Roma (2012); il nuovo Parco della musica e della cultura di Firenze (2011); il restauro e l’ampliamento del Palazzo delle Esposizioni di Roma (2007); la stazione della metropolitana Amba Aradam della Linea C di Roma.

Quest’ultimo progetto è stato presentato dal professor Desideri per spiegare la variabile archeologica: durante i lavori di collegamento tra la stazione di Amba Aradam e quella dei Fori Imperiali, gli scavi sono stati interrotti più volte per la scoperta di alcuni elementi archeologici romani. La variabile archeologica è molto importante in questi progetti architettonici e l’architetto deve essere in grado di lavorare di creatività: la prima problematica da risolvere è proprio la presenza di archeologia, tramite una risposta creativa.
La risposta creativa per la stazione Amba Aradam progettata da Desideri è una musealizzazione del paesaggio: la creazione di una piazza pubblica sopraelevata che si affaccia sulle rovine romane.

Il progetto ora è in realizzazione”, afferma con grande orgoglio il professore.

Ha parlato in seguito Niccolò Casiddu, direttore Dipartimento di Architettura e Design dell’ Università di Genova, che ha esposto la situazione rigenerativa della città di Genova. Una città che negli ultimi anni, soprattutto dopo l’evento catastrofico del crollo del Ponte Morandi, ha avuto bisogno di una grande opera di ripensamento. La proposta è una riqualificazione dello spazio che però mantiene presupposti necessari per consentire al maggior numero di persone di continuare a vivere i propri ambienti, garantendo quei legami di vicinato che rendono le città realmente fruibili. L’obiettivo è mettere insieme più generazioni che collaborino e creino un nuovo senso di abitare la città.

Si è passati poi al contributo di Francesca Moraci, architetto e professore ordinario del Dipartimento di Architettura e territorio dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. La professoressa Moraci ha parlato del territorio dello Stretto di Messina: una tavola simbolica che riassume tutto il Mediterraneo. È un luogo che racchiude il mito e la storia, ma che al tempo stesso è un sistema costituto da reti di geometrie. In particolare ha parlato delle città di Messina e Reggio Calabria, che insieme formano il sistema metropolitano più grande del nostro paese.

Si pone la domanda di come si possano rigenerare i territori tra città metropolitane in un contesto meridionale, e parla di quattro obiettivi che questo progetto di rigenerazione si pone: il superamento del divario territoriale e sociale (Sud/PNE); la creazione dei nuovi posti di lavoro; la strategia multi-temporale e multi-spaziale (strategia delle reti materiali e immateriali); l’uso di strumenti operativi per la rigenerazione urbana, territoriale e sociale.

Ha inoltre menzionato la prima edizione della Biennale Dello Stretto, che con la sua mostra Le Tre linee d’acqua si propone come laboratorio, approfondisce e mette in relazione il tema dell’acqua tra arte e cultura nel Mediterraneo.

Il penultimo contributo è stato quello di Mosè Ricci, professore del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento. Il professore ha portato in analisi il progetto MedWays (Le vie del Mediterraneo), una ricerca triennale del Centro Linceo interdisciplinare dell’Accademia Nazionale dei Lincei, da lui vinto. Una ricerca che intende esplorare le realtà costiere, ecologiche e paesaggistiche che raccontano i territori fragili, il patrimonio sociale, naturale e culturale del Mediterraneo.

Il progetto di Mosè Ricci è formato da un insieme di narrazioni, non descrizioni, come specifica il professore. La narrazione è qualcosa che ti raccontano, che trasmette il suo senso profondo anche se falsa e traduce a pienamente l’obiettivo del professor Ricci: mettere insieme un atlante che contiene il senso profondo del Mediterraneo.

MedWays Open Atlasè composto da 86 racconti e tanti piccoli video che sono stati montati insieme in un film di 90 minuti. Sono 86 studiosi che narrano la loro idea di Mediterraneo, creando così un progetto produttore di racconto e partecipazione.

L’ architetto Vittorio Salmoni, dello Studio Salmoni Architetti Associati, ha concluso la conferenza esponendo l’ultimo contributo: La rigenerazione della città: i luoghi e gli attori. La rigenerazione urbana, dice Salmoni, non riguarda più solo le periferie e gli spazi dismessi, ma riguarda soprattutto gli spazi pubblici attualmente utilizzati.

Ha poi citato il progetto delle Città Creative dell’UNESCO, nato nel 2004, che vede le città impegnate a porre la creatività come fondamento del loro sviluppo economico. In Italia queste città sono: Alba, Bergamo, Biella, Bologna, Carrara, Como, Fabriano, Milano, Modena, Parma, Pesaro, Roma e Torino.

A partire dalle ore 9 di giovedì 20 ottobre si potrà seguire l’ultima giornata del convegno Patrimonio culturale e rigenerazione urbana. Luoghi materiali e immateriali tra storia progetto e racconto, presso la Sala Piccinato del Dipartimento di Pianificazione Design Tecnologia dell’Architettura, o online al link https://uniroma1.zoom.us/j/99427584661 e in diretta Facebook/Youtube sulle pagine del Dipartimento PDTA.