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“Arte come identità. Una questione italiana” incontro con gli autori al Macro

Lunedì 14 dicembre ore 18, presso la Sala Cinema del Macro in via Nizza, sarà presentato il libro edito da Castelvecchi "Arte come Identità. Una questione italiana"di Ludovico Pratesi - critico d'arte e curatore, direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro e della Fondazione Guastalla, curatore scientifico di Palazzo Fabroni e consigliere dell’Amaci (Associazione Musei Arte Contemporanea Italiani), Presidente della sezione italiana dell’AICA (Associazione Internazionale Critici d’Arte) - in collaborazione con Simone Ciglia, critico d'arte e curatore e Chiara Pirozzi, curatrice e dottoranda in Arti Visive, Performative e Mediali presso l’Università degli Studi di Bologna. La presentazione sarà moderata da Adriana Polveroni, giornalista e curatrice indipendente, e vedrà la partecipazione di Gregorio Botta, Alfredo Pirri, artisti attivi a Roma e di Cristiana Perrella, curatrice e critica d'arte, saranno presenti gli autori del volume. L'iniziativa è promossa da Roma Capitale - Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l'ingresso è libero fino ad esaurimento posti. Ludovico Pratesi, insieme a Simone Ciglia e Chiara Pirozzi, ripercorre l’arte italiana dal Trecento al Novecento per esaminare il valore identitario di alcuni grandi capolavori, dagli affreschi dei Lorenzetti, nel Palazzo Pubblico di Siena, al Vittoriano. L’analisi si sposta quindi sull’arte del Ventennio fascista, per poi concentrarsi sui due movimenti artistici italiani di maggiore rilevanza internazionale nel secondo Novecento, l’Arte Povera e la Transavanguardia. Arte come identità è un incoraggiamento ad affrontare il futuro con sguardo sereno e lungimirante. L'immagine e l'identità italiana sono state affidate per secoli principalemente al suo immenso patrimonio artistico che costituisce un elemento imprescindibile per la sua evoluzione culturale e antropologica. Storicamente l'arte ha sempre raccontato l'identità dell'Italia: monumenti, palazzi, chiese, piazze e pale d’altare hanno contribuito a definire l’immagine del Bel Paese, creando un territorio unico al mondo. Nel XX secolo, però, il circolo virtuoso si è spezzato e dal secondo dopoguerra il Paese ha smesso di credere nell’arte come veicolo di identità, dimenticando che le opere d’arte costituiscono il patrimonio della collettività e rappresentano l’identità di un popolo. "L'arte come motore di costruzione di un'identità politica condivisa è caratteristica della storia del nostro Paese - scrive Pratesi nell'introduzione - dai comuni medievali alle signorie rinascimentali, è stato affidato agli artisti il compito di definire il volto dell'Urbs." Il lavoro di ricerca degli autori tende a sottolineare quanto lo sviluppo dell'arte possa essere insostituibile per il futuro italiano, perché come sottolinea Salvatore Settis - archeologo e storico dell'arte - "Per dar forma al mondo di domani è necessario ripensare le nostre molteplici radici." L'arte crea identità, e l'identità ci rende unici: questa è l'Italia.

Lunedì 14 dicembre ore 18, presso la Sala Cinema del Macro in via Nizza, sarà presentato il libro edito da Castelvecchi “Arte come Identità. Una questione italiana”di Ludovico Pratesi – critico d’arte e curatore, direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro e della Fondazione Guastalla, curatore scientifico di Palazzo Fabroni e consigliere dell’Amaci (Associazione Musei Arte Contemporanea Italiani), Presidente della sezione italiana dell’AICA (Associazione Internazionale Critici d’Arte) – in collaborazione con Simone Ciglia, critico d’arte e curatore e Chiara Pirozzi, curatrice e dottoranda in Arti Visive, Performative e Mediali presso l’Università degli Studi di Bologna.

La presentazione sarà moderata da Adriana Polveroni, giornalista e curatrice indipendente, e vedrà la partecipazione di Gregorio Botta, Alfredo Pirri, artisti attivi a Roma e di Cristiana Perrella, curatrice e critica d’arte, saranno presenti gli autori del volume. L’iniziativa è promossa da Roma Capitale – Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Ludovico Pratesi, insieme a Simone Ciglia e Chiara Pirozzi, ripercorre l’arte italiana dal Trecento al Novecento per esaminare il valore identitario di alcuni grandi capolavori, dagli affreschi dei Lorenzetti, nel Palazzo Pubblico di Siena, al Vittoriano. L’analisi si sposta quindi sull’arte del Ventennio fascista, per poi concentrarsi sui due movimenti artistici italiani di maggiore rilevanza internazionale nel secondo Novecento, l’Arte Povera e la Transavanguardia. Arte come identità è un incoraggiamento ad affrontare il futuro con sguardo sereno e lungimirante. L’immagine e l’identità italiana sono state affidate per secoli principalemente al suo immenso patrimonio artistico che costituisce un elemento imprescindibile per la sua evoluzione culturale e antropologica.
Storicamente l’arte ha sempre raccontato l’identità dell’Italia: monumenti, palazzi, chiese, piazze e pale d’altare hanno contribuito a definire l’immagine del Bel Paese, creando un territorio unico al mondo. Nel XX secolo, però, il circolo virtuoso si è spezzato e dal secondo dopoguerra il Paese ha smesso di credere nell’arte come veicolo di identità, dimenticando che le opere d’arte costituiscono il patrimonio della collettività e rappresentano l’identità di un popolo.
“L’arte come motore di costruzione di un’identità politica condivisa è caratteristica della storia del nostro Paese – scrive Pratesi nell’introduzione – dai comuni medievali alle signorie rinascimentali, è stato affidato agli artisti il compito di definire il volto dell’Urbs.”
Il lavoro di ricerca degli autori tende a sottolineare quanto lo sviluppo dell’arte possa essere insostituibile per il futuro italiano, perché come sottolinea Salvatore Settis – archeologo e storico dell’arte – “Per dar forma al mondo di domani è necessario ripensare le nostre molteplici radici.”
L’arte crea identità, e l’identità ci rende unici: questa è l’Italia.

Nicoletta Petrillo