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La Sapienza si interroga sul sistema politico italiano

      Intervista a Roberto Zaccaria

Ad un anno dal referendum costituzionale che divise l’Italia tra Sì e No, la Sapienza ha organizzato un incontro, dal titolo “Il sistema politico italiano in mezzo al guado”, per analizzare l’attuale situazione politica e governativa in vista delle nuove elezioni.

Paolo Natale, docente dell’Università di Milano e autore del libro “L’ultimo partito: 10 anni di Partito democratico”, Luca Telese, giornalista e scrittore, e Roberto Zaccaria, costituzionalista già Presidente RAI, sono stati ospiti dell’incontro organizzato dal professor Michele Prospero, docente di Filosofia e Scienza Politica alla Sapienza. Ad introdurre il dibattito anche Christian Ruggiero dell’Osservatorio Mediamonitor Politica.

Se il referendum del 2016 ha invertito per l’occasione la tendenza all’astensionismo, la futura partecipazione al voto degli italiani si è mostrata incerta verso rappresentanze politiche che non riescono ad ottenere consensi.

Da una parte abbiamo il PD, definito da Natale “l’ultimo partito”, che non ha un rappresentante forte e una politica unitaria. Tra Veltroni, Bersani e Renzi nessuno di questi è riuscito a portare avanti un partito che, dopo il fallimento del referendum costituzionale, ha perso consensi e attendibilità. Dall’altra parte, al contrario, un centro destra dominato inesorabilmente dalla figura di Silvio Berlusconi, il quale continua a basare la sua campagna elettorale sulla “retorica dei sogni” con promesse facilmente inesaudibili ma che, utilizzando un livello comunicativo semplice e “quasi POP”, non rimane mai in disparte dalla scena politica italiana. In ultimo abbiamo il Movimento 5 Stelle che riesce a creare una campagna elettorale distruttrice della concorrenza con un linguaggio politico di forte impatto e molto scenico, ma che non riesce a mostrarsi altrettanto forte nella realizzazione della propria proposta politica.

Perché la grande importanza di candidati e figure governative fortemente rappresentative e note? Perché viviamo al tempo di una politica di immagine in cui la visibilità diventa più importante della credibilità e se un politico non si rende ben visibile rischia di venire dimenticato e vedere diminuito il suo potere sull’elettorato. Ora che, tramite social network, la comunicazione globale non è solo in mano alle radio, alle televisioni e ai giornali, tutti possono creare informazione su larga scala. Davanti a tanta circolazione di notizie anche i media tradizionali si piegano all’influenza dei social: se qualcosa fa scalpore in rete non può essere ignorata dalla stampa. Ogni parola può creare un fenomeno social e cambiare l’immagine dei politici a tal punto da farli osannare o distruggerli nel giro di sole poche ore, gesti e parole possono trasformarsi in casi mediatici e talvolta anche in casi giudiziari.

Così il politico partecipa in prima persona a costruirsi un’immagine pubblica e l’elettorato può facilmente confondere la persona con il personaggio, i contenuti con la forma. Tra visibilità e credibilità, sembra rimetterci la seconda.

Nel web girano anche molte “fake news”. Come combatterle? Il fatto è che queste di per sé non sono incostituzionali e fanno parte da sempre della civiltà, le famose ‘leggende metropolitane’. Per la libertà d’espressione anche le notizie false possono circolare. Possono però diventare pericolose nel caso in cui siano anche diffamatorie e in questo caso è lecito procedere a estirparle con denunce e querele, le altre dovranno essere combattute tramite notizie vere: “ad ogni fake news, dovranno essere di contro contrapposte dieci notizie vere”, afferma Natale.

In questo ingorgo sempre più complicato l’unica strada per orientarsi è quella di saper leggere la situazione attuale del Paese in maniera analitica e reattiva al di là del credo politico. Capacità, secondo gli ospiti del convegno, che attualmente è come non mai nelle mani dei giovani, i quali, figli sia dell’era tecnologica sia della tradizionale cultura, più di tutti devono e possono auspicare ad analizzare e gestire tanto l’informazione cartacea quanto quella telematica.

Miriam Petrini